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Un'ascia a mano bifacciale del Paoleolitico Inferiore, simile agli utensili acheuleani trovati presso il sito di Melka Kunture in Etiopia e associati alla presenza di Homo erectus. Credit: Laura Burnett/ The Portable Antiquities Scheme (PAS)/ CC BY-SA 4.0.

Nel 1981 venne scoperta la mandibola di una bambina a Garba, uno dei siti preistorici del complesso di Melka Kunture, sugli altopiani etiopi vicino al fiume Awash, circa 50 chilometri a sud di Addis Abeba. Da allora, gli scienziati discutono se la mandibola appartenga all'Homo habilis, una specie vissuta da 2,3 milioni di anni fa a 1,65 milioni di anni fa, o al più recente Homo erectus, apparso circa 2 milioni di anni fa ed estintosi circa 117.000 anni fa.

Un gruppo di scienziati guidati da Margherita Mussi, paleoarcheologa di Sapienza Università di Roma e direttrice della Missione archeologica italo-spagnola a Melka Kunture e Balchit, ha rianalizzato il reperto con luce di sincrotrone e ha concluso che è più probabile che appartenga all'Homo erectus. Sarebbe uno dei più antichi resti di Homo erectus mai ritrovati, risalente a quasi due milioni di anni fa1.

La mandibola è stata rinvenuta all'imbocco di un piccolo burrone che degrada verso un affluente stagionale del fiume Awash. Vicino a essa, i ricercatori hanno recuperato una serie di strumenti in pietra realizzati con la tecnologia olduvaiana, comunemente associata all'Homo habilis. Lo strato superiore del sito, quindi più recente, ha invece rivelato strumenti appartenenti alla più moderna industria litica acheuleana, e suggerisce che in questo sito Homo erectus potrebbe averla sviluppata prima che in altre aree. Gli utensili acheuleani erano ricavati da blocchi di pietra più grandi di quelli olduvaiani, lavorati a formare delle lastra bifacciali con bordi taglienti per ottenere asce e mannaie.

"Abbiamo ottenuto l’autorizzazione a esportare temporaneamente la mandibola presso la European Synchrotron Radiation Facility di Grenoble", spiega Mussi. Tramite tomografia computerizzata con luce di sincrotrone, "abbiamo avuto accesso alla morfologia interna dei denti permanenti non ancora spuntati a livello di pochi micron, che è considerata un marcatore tassonomico estremamente rilevante". Gli autori hanno quindi confrontato questi dati con quelli di un ampio campione di denti che comprende esemplari di Homo habilis provenienti sia dalla Tanzania sia dal Kenya. Hanno concluso che la mandibola di Garba può essere attribuita all'Homo erectus piuttosto che all'Homo habilis, anche se con qualche incertezza, suggerendo che questa specie utilizzava stabilmente strumenti Olduvaiani negli altopiani.

Il sito si trova su un altopiano a circa 2.000 metri sul livello del mare, e probabilmente aveva un clima più fresco e umido di quello della Rift Valley, dove finora è stata recuperata la maggior parte dei fossili di ominini. La vegetazione era simile a quella delle montagne contemporanee dell'Africa orientale e altri resti indicano la presenza di ippopotami e antilopi.

La mandibola potrebbe avere 2 milioni di anni e sarebbe quindi uno dei primi resti di Homo erectus mai ritrovati. Questo potrebbe anche indicare che a Garba Homo erectus abbia sviluppato strumenti acheuleani 1,95 milioni di anni fa, 200.000 anni prima di quanto suggerito dai ritrovamenti in siti a più bassa altitudine. "Il diverso ecosistema degli altopiani potrebbe aver spinto gli ominini a sviluppare nuovi strumenti per sfruttare meglio le risorse naturali disponibili", commenta Mussi.

"Questo nuovo risultato dimostra che gli altopiani etiopi dovrebbero essere considerati un terzo polo importante nell'evoluzione umana, oltre alla Rift Valley della Tanzania e alle grotte del Sudafrica", conclude Mussi.