I ricercatori hanno trovato prove del fatto che le cellule di supporto che circondano i neuroni olfattivi danno un contributo alla percezione più importante di quanto si pensasse in precedenza.Credito: A Hernandez-Clavijo et al/ iScience 107186, LUGLIO 2023

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I neuroscienziati hanno misurato per la prima volta l'attività elettrica di singole cellule estratte dal tessuto olfattivo umano ed esposte a diversi odori. Lo studio è stato coordinato dalla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) e potrebbe anche contribuire a comprendere come l'olfatto sia influenzato dall'infezione da SARS-CoV-2.

L'olfatto è il senso meno compreso, ma il fatto che molti pazienti lo abbiano perso parzialmente o totalmente durante la pandemia di COVID-19 ha spinto i neuroscienziati a interessarsene. "I neuroni dell'epitelio olfattivo sono gli unici neuroni a contatto diretto con l'ambiente esterno", spiega Anna Menini, docente alla SISSA di Trieste (Italia), che ha guidato lo studio, "ma finora non avevamo prove dirette del loro funzionamento".

Gli scienziati hanno eseguito biopsie su soggetti sani per prelevare strati dell'epitelio olfattivo umano, un tessuto situato nella parte posteriore della cavità nasale, dove avviene la percezione degli odori. Gli strati sono stati poi isolati e la risposta elettrica delle cellule è stata misurata tramite dispositivi di registrazione. Gli scienziati hanno utilizzato due diverse miscele di composti per stimolare i campioni epiteliali e hanno scoperto che le cellule rispondevano a ciascuna con modelli elettrici specifici.

Oltre a dimostrare che il metodo funziona, aprendo così la strada a ulteriori studi, i ricercatori hanno provato che le cellule di supporto che circondano i neuroni olfattivi contribuiscono alla percezione più di quanto si pensasse in precedenza. Queste cellule rappresentano anche il legame tra COVID-19 e la perdita o il declino dell'olfatto. "Sono proprio le cellule di supporto che, come hanno dimostrato le ricerche precedenti, portano sulla loro superficie il recettore ACE2", spiega Menini. L'ACE2 è una proteina presente in vari tessuti del corpo a cui il SARS-CoV-2 può legarsi e quando le cellule di supporto scompaiono, muoiono anche i neuroni olfattivi. Ma spesso non tutto è perduto. "I neuroni possono rigenerarsi", spiega Menini, "grazie a specifiche cellule staminali, e in molti casi l'olfatto viene ripristinato, anche se può volerci del tempo".

Gli scienziati hanno inoltre ipotizzato un meccanismo per cui, anche in presenza di una bassa carica virale, un effetto knock-on porta a un significativo coinvolgimento delle cellule di supporto. L'ipotesi è che, come osservato nei polmoni in un altro studio, si creino grandi ammassi dalla fusione di più cellule, chiamati 'sincitia', in cui anche una singola cellula di supporto infettata dal virus può portare alla fusione di più cellule", spiega Menini.

Il prossimo passo sarà studiare la risposta elettrica dei tessuti olfattivi prelevati da persone affette da COVID-19 e da anosmia o altre alterazioni olfattive, per comprendere meglio i meccanismi e le modalità di guarigione.