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Giorgia Meloni, leader del partito Fratelli d'Italia, fa un selfie con il pubblico alla fine di un comizio a Caserta, il 18 Settembre 2022, poco prima delle elezioni del 25 Settembre. Credit: Alessia Pierdomenico/Bloomberg via Getty Images.

I partiti politici investono sempre più spesso in campagne sui social media nel tentativo di formare il consenso. Le campagne di comunicazione politica utilizzano ormai ampiamente analisi raffinate e tecniche complesse1. Ma la comunicazione tra partiti e cittadini, mediata dai social media, è totalmente asimmetrica. Gli elettori di solito ricevono informazioni passivamente, come destinatari di campagne che mirano a convincerli o a coinvolgerli con contenuti personalizzati.

Ricercatori e data scientist possono aiutare i cittadini ad ampliare le loro prospettive e ad avere un ruolo meno passivo nella comunicazione politica. Negli ultimi anni, molti studi hanno sondato le complessità della comunicazione politica sui social media2,3, ma solo una minima parte di queste conoscenze raggiunge il pubblico. Per contribuire a colmare questa lacuna, all'indomani delle ultime elezioni politiche in Italia, abbiamo pubblicato il rapporto "Elezioni Italiane 2022" grazie alla collaborazione tra i Sony Computer Science Labs di Roma e Parigi, il Centro Ricerche Enrico Fermi e Sapienza Università di Roma. Abbiamo analizzato i social media con l'obiettivo di offrire strumenti interattivi per migliorare la consapevolezza del pubblico sulla comunicazione politica. I nostri risultati forniscono uno schema per l'applicazione della scienza dei dati alla comunicazione politica nelle future elezioni e in altri Paesi.

Abbiamo raccolto i post su Facebook dal 2019 alle elezioni del 2022 e il numero di interazioni (like, reazioni, tag, ecc.) sulle pagine pubbliche dei candidati e dei giornali locali. Questi ultimi sono spesso trascurati in questo tipo di analisi, tipicamente più incentrate sulle testate nazionali. Abbiamo indagato il loro ruolo di collegamento tra le forze politiche e i territori locali analizzando la somiglianza di linguaggio tra i principali candidati e le notizie regionali. Tale somiglianza è stata misurata quantificando l'allineamento tra le frequenze di parole specifiche nei post su Facebook dei candidati e in quelli dei notiziari locali aggregati per regione. Ne è emersa una chiara differenza tra i candidati orientati al territorio (ad esempio, Luigi De Magistris, ex sindaco di Napoli) e quelli orientati al livello nazionale. Tuttavia, anche questi ultimi non sono uniformemente simili tra le regioni, poiché in alcune regioni i notiziari regionali presentano una maggiore somiglianza con la maggioranza dei candidati. La Lombardia, in particolare, ha il punteggio medio di somiglianza più alto, il che evidenzia il suo ruolo centrale nel linguaggio politico, mentre la Sardegna ha il punteggio più basso.

Un confronto più dettagliato mostra le differenze linguistiche tra i politici. Abbiamo usato metodi statistici per individuare la parola distintiva di ogni politico. Ad esempio, Giorgia Meloni (leader di Fratelli d'Italia e attuale primo ministro) ed Enrico Letta (allora leader del Partito Democratico) si sono fortemente differenziati per l'uso di parole come "immigrazione" (frequente per Meloni e non utilizzata da Letta) o "Ucraina" (frequente per Letta e non utilizzata da Meloni). La stessa analisi sul linguaggio aggregato di tutti i politici, prima e dopo l'inizio della campagna elettorale, ha mostrato lo spostamento del dibattito politico. Parole molto frequenti prima della campagna elettorale, come "Putin", sono diventate meno rilevanti e sono state sostituite da parole come "economia".

Il linguaggio politico è esplicitamente scelto per scatenare una reazione nel suo pubblico di riferimento, ma la reazione effettiva - o il target - non sempre coincide con quella attesa. Abbiamo studiato come gli utenti hanno reagito ai post pubblicati da ciascun candidato e come è cambiata la corrispondente distribuzione delle reazioni durante la campagna elettorale. Abbiamo osservato come alcuni politici tendano a coinvolgere il loro pubblico su specifici tipi di reazioni, mentre altri giocano con tutto lo spettro. Abbiamo misurato l'evoluzione della situazione durante la campagna elettorale e abbiamo scoperto che l'ex ministro degli Esteri ed ex leader dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio, è stato il politico con l'evoluzione più importante (con un forte aumento delle reazioni di "rabbia" e una forte diminuzione delle reazioni di "amore"), mentre il più stabile è stato Silvio Berlusconi. Questa situazione potrebbe riflettere la reazione dei follower a eventi importanti della campagna elettorale, come il distacco di Di Maio dal suo ex partito.

Dopo l'interazione tra i politici e i loro follower, abbiamo studiato l'interazione dei politici tra di loro. Il meccanismo dei tag consente loro di rivolgersi direttamente a concorrenti e alleati e ci permette di costruire la rete di chi-tagga-chi. Abbiamo scoperto che quasi tutti i politici hanno una forte tendenza a taggare se stessi e una generale asimmetria di link. In alcuni casi particolari, molti link puntavano senza ritorno a un politico specifico (ad esempio, Giuseppe Conte, l'ex Presidente del Consiglio). Più in generale, abbiamo studiato l'asimmetria tra tag inviati e ricevuti. Giorgia Meloni è risultata la candidata più taggata, mentre la campagna di Carlo Calenda è stata quella che ha taggato più spesso gli altri. Le asimmetrie più importanti sono state quelle dell'ex ministro della Salute Roberto Speranza (più di 60 tag ricevuti per ogni tag inviato) e di Gianluigi Paragone (0 tag ricevuti contro 257 inviati). Questo sembra indicare che i tag vengono utilizzati per criticare una figura centrale (come un ministro) o per cercare di ottenere visibilità taggando candidati popolari.

Il rapporto speciale "Elezioni Italiane 2022" si propone anche di fornire strumenti di esplorazione interattiva dei dati. Aiutando i cittadini a capire come i politici si concentrano su regioni specifiche invece che su altre, quali parole chiave scelgono per le loro narrazioni o quali reazioni mirano a coinvolgere nel loro target, speriamo di supportarli nella decrittazione delle complessità della comunicazione politica. Questa analisi pone le basi per futuri lavori sulle dinamiche dell'opinione politica sui social network, nonché sull'evoluzione delle narrazioni politiche. Come sta cambiando il dibattito politico sulla Brexit e sull'Europa nel Regno Unito? Qual è l'immagine di Paesi come la Russia o la Cina nel discorso dei social media dei Paesi occidentali? Quali saranno le dinamiche locali/nazionali dell'informazione nella prossima campagna presidenziale statunitense? I messaggi politici saranno adattati in modo diverso a seconda degli Stati? Sono disponibili molti strumenti per affrontare queste domande, ma non sono accessibili al pubblico. La nostra piattaforma rappresenta un primo passo verso una maggiore consapevolezza delle dinamiche politiche nelle nostre democrazie.