Read in English

Insieme alle pseudorche, le orche sono i soli mammiferi marini che predano altri cetacei. Credit: Getty Images/imageBROKER RF.

Le orche (Orcinus orca) e le pseudorche (Pseudorca crassidens) sono oggi gli unici mammiferi marini che predano altri cetacei, grazie a un efficiente tecnica di caccia in gruppo. Ma gli scienziati non hanno compreso del tutto come e quando questo comportamento possa essersi evoluto. Un team guidato da Giovanni Bianucci dell'Università di Pisa, insieme a ricercatori del New York Institute of Technology, ha utilizzato un approccio multidisciplinare per far luce sulla questione. La loro ricerca, pubblicata su Current Biology, si è concentrata su due fossili di specie estinte di cetacei, strettamente imparentati alle attuali orche e pseudorche.

Parte dello studio si basa sull'analisi dei resti fossili di un membro della famiglia Delphinidae, trovato nel 2020 sull'isola di Rodi, in Grecia, da un paleontologo non professionista chiamato Polychronis Stamatiadis. Il fossile è stato identificato dagli autori come una nuova specie e chiamato Rododelphis stamatiadisi. L'analisi filogenetica ha mostrato che è strettamente legato alle pseudorche, e che è vissuto circa 1,5-1,3 milioni di anni fa. Sorprendentemente, anche i resti del suo ultimo pasto sono stati trovati vicino alle mandibole: cinque otoliti appartenenti a un parente del merluzzo, Micromesistius poutassou.

Lo studio analizza anche Orcinus citoniensis, l'unico antenato conosciuto della moderna orca. Il suo fossile fu scoperto in Toscana nel 1883 da Giovanni Capellini, ma è stato analizzato in dettaglio per la prima volta per questa ricerca. Studiare le tendenze evolutive del comportamento dei delfinidi è impegnativo, spiega Bianucci, a causa della rarità dei fossili e della loro recente radiazione evolutiva (cioè l'aumento del numero di nuove specie). "Abbiamo avuto la fortuna di imbatterci nei resti fossili di antenati di entrambe le specie di cetacei che si nutrono di grandi prede, come le balenottere azzurre", osserva. "Inoltre, siamo stati così fortunati da poter determinare che l'ultimo pasto di R. stamatiadisi è stato un pesce di circa 30 cm".

Cranio di Orcinus citoniensis, l’orca fossile di Cetona (Toscana) esposta al Museo Giovanni Capellini dell’Università di Bologna. Credit: G. Bianucci.

Il team ha studiato le dimensioni del corpo, la forma, la dimensione, l'usura e il numero di denti, la larghezza delle mandibole e altri dettagli del cranio, e ha concluso che nessuna delle due specie era specializzata nella caccia di prede molto grandi, né si nutriva aspirando la preda verso la bocca come fanno i globicefali. Molto probabilmente, la loro alimentazione era a metà strada tra quella dei globicefali e quella delle pseudorche, ovvero pesci di medie e grandi dimensioni piuttosto che altri mammiferi.

Lo studio supporta l'idea che le orche e le pseudorche abbiano evoluto la capacità di cacciare altri mammiferi marini abbastanza tardi nel Pleistocene (da 2,5 milioni a 11.700 anni fa). Ciò significherebbe che questi predatori non furono la causa principale dell’evoluzione delle balene verso dimensioni sempre più grandi, come alcuni scienziati avevano ipotizzato.

Secondo Raffaele Sardella, paleontologo dell'Università Sapienza di Roma che non è coinvolto in questo studio, "questa ricerca contribuisce a rimuovere la predazione come una delle cause dell'evoluzione del gigantismo nelle balene".