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Credit: Nikada/ E+/ Getty images.

L'impatto del COVID-19 sulla produzione industriale e la mobilità durerà oltre la fine della pandemia, riducendo il consumo di energia e le emissioni di CO2 in Italia per almeno un decennio, secondo uno studio pubblicato su Energy1.

Gli autori stimano che, in uno scenario in cui la pandemia finisca nel gennaio 2022, entro il 2030 il paese avrà emesso il 5% in meno di CO2 (corrispondente a 10 milioni di tonnellate) di quello che sarebbe successo senza la crisi. Questo significherebbe il 33% in meno di CO2 rispetto al 2015, commenta Michel Noussan, ingegnere energetico della Fondazione ENI Enrico Mattei di Milano e della Scuola di Affari Internazionali di Parigi, che ha coordinato la ricerca.

Gli autori sottolineano che questo non significa che l'Italia possa allentare i suoi sforzi di transizione energetica. Anche se l'effetto della pandemia sulla domanda di energia è rilevante, la maggior parte della riduzione di emissioni prevista rispetto al 2015 è dovuta ai miglioramenti dell'efficienza energetica nell'industria e nei trasporti, e si basa sull’ipotesi che l'Italia raggiunga gli obiettivi di elettrificazione e di energia rinnovabile dichiarati nel suo Piano Nazionale Energia e Clima del 2020, aggiunge Noussan.

I ricercatori hanno costruito un modello integrato di mobilità, economia e industria e l'hanno calibrato con i dati della prima ondata pandemica in Italia, utilizzando i dati di mobilità di Google e i livelli di occupazione delle unità di terapia intensiva per stimare come la gravità dell’epidemia influisca sulla domanda di mobilità. Per sviluppare scenari fino al 2030, hanno intervistato 34 esperti e considerato le proiezioni elaborate dalle principali agenzie nazionali e internazionali.

A breve termine, hanno osservato una riduzione della distanza percorsa e un parziale abbandono del trasporto pubblico. A lungo termine, gli esperti hanno previsto che la mobilità tornerà ai livelli pre-pandemia, ma la preferenza per il trasporto privato rispetto a quello pubblico resterà. “Prevediamo una riduzione della domanda nei mezzi di trasporto pubblico motorizzato, ma un effetto limitato sulla mobilità privata motorizzata”, dice Alessandro Sciullo, sociologo dell'Università di Torino che è tra gli autori.

I ricercatori hanno ipotizzato che dopo uno shock iniziale, il prodotto interno lordo (PIL) tornerà al tasso di crescita previsto nel 2019. “A seconda della durata dell'epidemia, la ripresa economica prenderà strade diverse, che abbiamo modellato guardando alle crisi economiche del passato”, spiega Sergio Vergalli, economista dell'Università di Brescia e coautore dello studio. Un gruppo di ricercatori del Politecnico di Milano ha poi disaggregato la traiettoria del PIL per settori industriali, assumendo che le preferenze di consumo seguano l’andamento 2010-2016.

L'industria dovrebbe vedere una diminuzione del consumo di energia maggiore rispetto ai trasporti, soprattutto nello scenario in cui la pandemia dura più lungo. Questo implica una riduzione delle emissioni di CO2 del 10% nel settore industriale e del 6% in quello dei trasporti rispetto ai livelli che avremmo osservato senza la pandemia.