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Credit: gpriccardi / Alamy Stock Photo

Uno studio di grandi dimensioni, firmato da ricercatori di più di 40 istituti di ricerca e organizzazioni non governative (ONG) in tutto il mondo, ha identificato alcune fondamentali azioni necessarie per fermare la perdita di biodiversità.

La biodiversità terrestre infatti si sta riducendo rapidamente, soprattutto a causa della distruzione degli habitat naturali convertiti in terreni agricoli.

Usando diversi modelli e simulazioni e confrontando differenti scenari, i ricercatori suggeriscono che sarà possibile invertire la perdita di biodiversità entro il 2050 solo mediante sforzi di conservazione e riqualificazione ambiziosi e meglio gestiti di quelli attuali.

E questo dovrà accompagnarsi a una trasformazione del sistema alimentare, che renda più efficienti e sostenibili la produzione e il commercio di cibo, riducendo gli sprechi e promuovendo abitudini alimentari più in sintonia con l’ambiente.

“E’ importante ricordare che l’impatto del nostro consumo sull’ambiente e sulla biodiversità si manifesta spesso a migliaia di chilometri di distanza, in paesi in via di sviluppo che producono le risorse che noi consumiamo ogni giorno”, spiega Moreno Di Marco, dell’Università della Sapienza a Roma, uno degli autori dello studio.

Lo studio fa parte del Living Planet Report 2020 del World Wildlife Fund (WWF), secondo il quale tra il 1970 e il 2016 la popolazione di vertebrati sul nostro pianeta è crollata del 68 per cento. I modelli suggeriscono che, se le nazioni non adotteranno presto contromisure, la perdita di biodiversità in atto dal 1970 continuerà allo stesso ritmo.

“Quello che ognuno di noi può fare, da subito, è ridurre al minimo lo spreco di risorse e adottare uno stile di vita più sostenibile, che includa, per esempio, la riduzione del consumo di carne del 50 per cento”, aggiunge Di Marco. “I decisori politici dovrebbero promuovere lo sviluppo di tecniche agricole più efficienti, che permettano di ridurre la quantità di terreno necessario a produrre cibo, risparmiando così spazio a favore di habitat naturali”.