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Giunto al suo quarto anno di attività, il sistema di barriere mobili di Venezia si è dimostrato finora molto efficace nel salvaguardare Venezia dall'acqua alta, l'alta marea della laguna che in passato inondava periodicamente la città. Le barriere del MOSE (Modulo Sperimentale Elettromeccanico), che vengono sollevate dal fondale marino per impedire all'acqua dell'Adriatico di entrare in laguna, sono state azionate finora 31 volte da ottobre. Nei tre precedenti cicli autunno-estate erano state utilizzate meno di 20 volte per stagione.

Con la previsione di un costante innalzamento del livello del mare Adriatico, alcuni esperti temono che le chiusure del MOSE diventino sempre più frequenti e che questo possa avere un impatto sul delicato ecosistema lagunare. Negli ultimi 60 anni, le maree superiori a 1,1 metri (il livello oltre il quale si attiva il MOSE) sono diventate più frequenti. Secondo il Centro previsioni maree della città, tra il 1870 e il 1949 si erano verificate 30 alte maree di questo tipo, contro le 76 registrate solo negli ultimi 9 anni. Alcune proiezioni (non ancora sottoposte a peer-review) indicano che entro la fine del secolo, in uno scenario climatico senza alcuno sforzo di mitigazione, il MOSE si attiverebbe e la laguna sarebbe chiusa per circa 260 giorni all'anno. La temperatura dell'acqua della laguna supererebbe i 30°C per più di quattro mesi, con conseguente aumento delle ondate di calore marine, e il tempo medio di rinnovo dell'acqua triplicherebbe.

Fabio Pranovi, professore di Scienze Ambientali all'Università Ca' Foscari di Venezia, afferma che in alcune zone della laguna il tempo di ricambio dell'acqua è già superiore a 11 giorni. Ulteriori aumenti influiranno sulla qualità dell'acqua e dell'aria, soprattutto nei periodi caldi, quando si verifica la maggior parte della decomposizione di sostanza organica. Sostanze nutrienti come l'azoto e il fosforo provenienti dal bacino scolante potrebbero accumularsi e stimolare la produzione di alghe, causando eutrofizzazione.

Non si tratta di un problema nuovo per Venezia. Alla fine degli anni '80, l'accumulo di alghe nella laguna era così elevato che le autorità non sapevano che fare. Da allora, la qualità dell'acqua scaricata in laguna è migliorata notevolmente grazie all'aumento dei trattamenti di depurazione, ma tra il 2013 e il 2015 a Venezia si sono comunque verificate morie di pesci a causa delle alghe. Luca Zaggia, ricercatore presso l'Istituto di Geoscienze e Risorse della Terra del Consiglio Nazionale delle Ricerche, teme che la crescita delle alghe possa peggiorare nuovamente con chiusure più frequenti.

Un portavoce del Consorzio Venezia Nuova (CVN), il consorzio pubblico che gestisce il MOSE, ha dichiarato a Nature Italy che l'alternativa sarebbe stata l'utilizzo di strutture permanenti agli ingressi del porto, sempre attive, mentre le barriere del MOSE sono attive solo durante gli eventi di acqua alta, generalmente accompagnati da onde e vento che facilitano il rimescolamento delle acque.

Un altro potenziale problema, emerso in uno studio dell'Università di Padova, è che il MOSE potrebbe impedirebbe l’allagamento delle barebe durante le acque alte. Questo limiterebbe la quantità di sedimenti che si accumulano su di esse, compromettendo la loro capacità di compensare l'innalzamento del livello del mare con una crescita verticale. "La perdita delle barene, che sono un habitat importante per molte specie, potrebbe avere un impatto sulla biodiversità", ha dichiarato Zaggia.Il portavoce del CVN fa notare che, sebbene il MOSE sia stato progettato per mantenere il livello dell'acqua al di sotto dei 110 cm, la maggior parte delle barene è sotto i 70 cm, quindi saranno comunque sommerse regolarmente, e la ridotta sedimentazione superficiale interesserebbe solo una frazione di quelle più alte.

Un altro problema, secondo Zaggia, è che il MOSE potrebbe modificare la circolazione dei sedimenti fini provenienti dal mare, essenziali per la morfologia della laguna. Un progetto di ricerca locale chiamato Venezia2021 ha analizzato i dati satellitari e ha scoperto che, oltre alla sabbia composta da grani più grandi, sedimenti marini fini vengono trasportati dalle correnti di marea di piena verso la laguna durante le tempeste, soprattutto con venti da nord-est. Zaggia nota che le strutture costruite più di un secolo fa agli ingressi del porto ostacolano già l'ingresso di tali sedimenti, e la chiusura del MOSE potrebbe peggiorare il problema. Zaggia suggerisce di costruire un bypass dei sedimenti, essenzialmente un tunnel sottomarino dotato di pompe che spingerebbe i sedimenti verso la laguna, simile a quello costruito sul fiume Tweed nel Queensland, in Australia.

Il CVN replica che l'erosione della laguna è causata principalmente dai sedimenti fini che vengono sollevati dalle onde nelle zone poco profonde e trasportati dalle maree verso il mare esterno. Senza il sistema MOSE, che mantiene bassi i livelli dell'acqua durante le alte maree estreme, questa perdita sarebbe in realtà maggiore.

Una chiusura più frequente della laguna comporterebbe profondi cambiamenti nella sua struttura e funzione, trasformandola in un lago costiero o in una rete di laghi più piccoli, secondo Georg Umgiesser, ricercatore del CNR ISMAR che ha pubblicato un articolo sull'argomento. Umgiesser raccomanda di studiare altri laghi costieri, laghi e lagune chiusi e aperti a intermittenza lungo le coste più calde del Mediterraneo, del Sud America e dell'Oceania. “Comprendere le sfumature di questi ambienti fornirà indicazioni cruciali su come una laguna potrebbe funzionare in condizioni alterate", afferma Umgiesser.