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I sistemi di cattura del carbonio, come questo impianto nel mare d'Irlanda, sono ancora allo stadio di ricerca e sviluppo. Credit: Dominic Lipinski/Bloomberg/Getty.

La scorsa settimana la Commissione europea ha pubblicato le sue tanto attese raccomandazioni sugli obiettivi climatici per il 2040. La Commissione, che è il braccio esecutivo dell'Unione Europea, raccomanda agli Stati membri di ridurre le emissioni di gas serra del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990. Se i Paesi membri saranno d'accordo, si tratterà di una tappa intermedia verso la Legge europea sul clima, che stabilisce un obiettivo giuridicamente vincolante di neutralità climatica entro il 2050.

L'obiettivo di ridurre le emissioni del 90% non è così ambizioso come suggeriscono alcuni. Le attuali politiche dell'UE potrebbero ridurre le emissioni dell'88% entro il 2040, secondo le sue stesse proiezioni. Questo obiettivo verrebbe raggiunto principalmente attraverso la graduale eliminazione del carbone, la conversione della maggior parte della generazione di energia dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili come solare, eolico e maree, e l'elettrificazione dei trasporti. Rimarranno le emissioni di parte dei veicoli in circolazione, del trasporto marittimo e dell'aviazione. Verrà utilizzata anche una certa quantità di energia da petrolio e gas. La Commissione propone quindi di accelerare su tecnologie come la cattura e lo stoccaggio del carbonio (Carbon Capture and Storage, o CCS), che potrebbero assorbire alcune di queste emissioni rimanenti e immagazzinare i gas, possibilmente nel sottosuolo.

L'obiettivo intermedio per il 2040 è stato proposto da consulenti indipendenti dell'UE in materia di scienze climatiche, ed è positivo che la loro proposta venga attuata. Ma i consulenti hanno anche avvertito che arrivare al 90% includendo le tecnologie CCS sarà una sfida. L'ostacolo più grande è che la tecnologia non è ancora matura - un punto ribadito dai climatologi con cui Nature ha parlato per un reportage sull'annuncio delle raccomandazioni. Al momento, in Europa non esiste un solo impianto CCS pienamente operativo, né un sistema di governo e regolamentazione della tecnologia. Secondo i consulenti scientifici della Commissione, nell'UE sono previsti finora dieci progetti CCS. Supponendo che funzionino tutti, la loro capacità combinata di catturare il carbonio sarà comunque inferiore al contributo previsto della CCS al raggiungimento dell'obiettivo climatico della UE per il 2040.

Vale la pena citare il punto di vista dei consulenti scientifici sui rischi e i benefici di un'eccessiva enfasi sulla CCS: "C'è un dilemma per i responsabili politici, che devono trovare il modo di incentivare l'aumento di scala della rimozione sostenibile del carbonio, evitando al tempo stesso di disincentivare le riduzioni delle emissioni di gas serra in diversi settori con mezzi più convenzionali e un sistema di governance adeguato". La riduzione delle emissioni "con mezzi più convenzionali" include gli sforzi per abbandonare i combustibili fossili, e i consulenti premono perché questi non vengano messi da parte dalla politica.

L'obiettivo climatico provvisorio sarà ora discusso dagli Stati membri e potrebbe incontrare opposizioni. I Paesi europei hanno storicamente fissato obiettivi climatici più ambiziosi rispetto ad altri Paesi ad alto reddito, ma alcune delle nazioni più grandi del blocco, come la Francia e la Germania, stanno ora subendo pressioni per indebolire gli impegni sul clima, o li stanno effettivamente rinnegando - come sta facendo anche il Regno Unito. Queste pressioni provengono da più parti, compresi alcuni partiti politici e settori produttivi, come gli agricoltori. I cittadini hanno timori legittimi legati alla perdita di posti di lavoro nelle industrie ad alte emissioni, e si chiedono chi pagherà i costi della conversione ai veicoli elettrici o della decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento domestico.

Da questo punto di vista, la proposta della Commissione avrebbe potuto essere più convincente. Il documento sostiene la necessità di proteggere le persone più vulnerabili nella prossima transizione energetica e di garantire la competitività dell'industria europea. Ma è scarno di dettagli su come ciò debba accadere. Esistono diverse ricerche su come si possa realizzare una transizione climatica equa e giusta. Esistono anche lezioni da altri Paesi, in particolare dagli Stati Uniti, su come sostenere le comunità a rischio. La Commissione europea dovrebbe chiedere ai suoi consulenti scientifici di sintetizzare queste conoscenze nello stesso modo in cui ha sintetizzato la ricerca sugli scenari per gli obiettivi climatici.

Gran parte dell'attuale dibattito pubblico sulle politiche climatiche presuppone che, tra le opzioni disponibili, lo status quo sia un'opzione migliore o neutra, rispetto alla quale le altre scelte sono necessariamente peggiori. Ma, come sottolinea la Commissione, "i costi e gli impatti umani di un clima che cambia sono grandi e crescenti". Ritardare l'azione sarà di per sé costoso. Questo deve essere sottolineato con maggior vigore e urgenza nei prossimi mesi, mentre la Commissione cerca di raggiungere un accordo sui suoi obiettivi intermedi. La Commissione ha giustamente basato i suoi obiettivi sul consenso scientifico. Dovrebbe consultare i suoi consulenti anche al momento di iniziare il periodo di coinvolgimento pubblico. I ricercatori possono essere d'aiuto consigliando non solo il modo in cui gli obiettivi potrebbero essere raggiunti, ma anche i costi che deriverebbero dal loro mancato raggiungimento.