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Un esemplare di bombo (Bombus terrestris) sulle fogli di tiglio selvatico (Tilia cordata). Credit: Ivar Leidus/ CC BY-SA 4.0 DEED.

L'attuale legislazione europea sui pesticidi in agricoltura richiede che ogni composto sia testato singolarmente in prove sul campo prima dell'approvazione, per misurarne la tossicità per gli insetti impollinatori. Ma nel mondo reale gli impollinatori sono esposti a combinazioni di molti pesticidi, e gli effetti combinati non sono ben noti.

Il più grande studio finora condotto sull'argomento1 dimostra che la maggior parte dei bombi è esposta a più di un pesticida nelle coltivazioni europee e che più alta è l'esposizione, più pronunciato è il declino della salute delle colonie. I ricercatori hanno monitorato più di 300 colonie di Bombus terrestris, un importante impollinatore sia in contesti selvatici che commerciali, collocate in quasi cento siti diversi in otto Paesi europei. Lo studio è il risultato del progetto PoshBee, finanziato dall'Unione Europea.

"Il punto di forza di questo studio è la sua scala geografica, che comprende tutte e tre le zone climatiche europee e che rende i risultati solidi e con implicazioni politiche rilevanti", afferma Cecilia Costa, del Consiglio per la ricerca agricola e l'analisi dell'economia agraria (CREA), che è tra gli autori dello studio.

Gli scienziati hanno collocato colonie di bombi "sentinella" in siti agricoli dove si coltivano mele e colza. I paesaggi intorno ai siti avevano una percentuale di terreni coltivati che variava dal 3% al 98%, per valutare come l'uso del suolo influenza l'impatto dei pesticidi. Sedici siti erano in Italia, otto meleti in Trentino-Alto Adige e otto campi di colza in Piemonte.

La salute delle colonie di insetti è stata valutata prima, durante e dopo la fioritura delle colture, quando tutte le colonie sono state recuperate e portate in laboratorio per pesarle e contare il numero di individui. I campioni di polline di tutte le colonie sono stati analizzati misurando la concentrazione di 268 diversi composti utilizzati come pesticidi. I ricercatori hanno definito una variabile ad hoc "rischio pesticidi" che rappresenta la concentrazione di ciascun composto tossico ponderata per la sua dose letale mediana, ovvero la dose che in media uccide il 50% di una popolazione di insetti.

"Questa procedura permette di fare confronti significativi, ad esempio tra un campione di polline contenente un'alta concentrazione di un pesticida abbastanza innocuo e uno contenente una concentrazione inferiore di una sostanza molto pericolosa", afferma Piotr Medrzycki, ricercatore del CREA che ha partecipato allo studio.

In media, gli autori hanno trovato 8 pesticidi per colonia, ma in alcuni casi hanno rilevato fino a 27 composti distinti. I campioni con il rischio più elevato erano quelli che contenevano concentrazioni relativamente alte di soli nove pesticidi, e un rischio pesticidi più elevato era associato a una popolazione meno numerosa dopo la fioritura e a un minore aumento di peso. Gli autori hanno anche osservato che l'impatto dei pesticidi viene mitigato quando le colonie sono collocate in aree con un uso meno intensivo del suolo.

"Fioriture più eterogenee nell'ambiente circostante significano un'offerta alimentare più eterogenea in termini di nutrienti", spiega Gennaro Di Prisco, ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche che ha monitorato i siti italiani.

Medrzycki afferma che lo studio evidenzia l'importanza del monitoraggio post-approvazione, perché è difficile considerare questi effetti nella fase di approvazione.