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A sinistra, le fotografie degli ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre su un muro di Gerusalemme; a destra, un uomo seduto tra le macerie dopo un bombardamento israeliano su un campo profughi vicino al confine tra Gaza e l'Egitto. Credits: Ahmad Gharabli/AFP via Getty, Mohammed Abed/AFP via Getty.

Questo articolo è la traduzione italiana di una inchiesta pubblicata il 16 novembre su Nature

La popolazione di Israele, Gaza e Cisgiordania sta subendo le ripercussioni degli attacchi del 7 ottobre contro Israele da parte dei militanti di Hamas. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, Hamas ha ucciso circa 1.200 persone, tra cui almeno 28 bambini, catturando circa 240 ostaggi, tra cui almeno 33 bambini.

Alla data del 15 novembre, il bilancio delle vittime dei bombardamenti israeliani su Gaza e delle successive operazioni di terra è di oltre 11.000, tra cui più di 4.500 bambini, secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA) e l'agenzia ONU per l'infanzia UNICEF. Più di 1,6 milioni di persone sono rimaste senza tetto e 22 dei 36 ospedali di Gaza non funzionano, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Anche ricercatori, infrastrutture scientifiche e sanitarie sono stati colpiti. In Israele e in Cisgiordania, i laboratori sono vuoti e la maggior parte del lavoro accademico è stato interrotto o rallentato. Molti ricercatori israeliani sono stati richiamati nell’esercito come riservisti.Il Centro satellitare delle Nazioni Unite (UNOSAT) ha dichiarato a Nature che gli edifici di cinque delle sei principali università di Gaza sono stati danneggiati.

Nature ha parlato con ricercatori in Israele, Gaza e Cisgiordania, e con i loro collaboratori internazionali, per conoscere il loro punto di vista.

Israele conta i danni

Le conseguenze degli attacchi di Hamas del 7 ottobre sono state avvertite dalla comunità accademica in tutto il territorio israeliano, ma soprattutto nel sud, vicino al confine con Gaza, dove hanno avuto luogo gli attacchi.

Una singola istituzione, l'Università Ben-Gurion (BGU) del Negev nella città meridionale di Be'er Sheva, a circa 40 chilometri da Gaza, ha perso 84 persone, tra cui studenti, personale accademico e loro parenti. Altre cinque persone sono state rapite e nove sono state ferite, secondo un portavoce dell'università. Tra i morti ci sono intere famiglie annientate in un solo giorno.

Tra questi, il fisico teorico Sergey Gredeskul, originario dell'Ucraina, e sua moglie Viktoria, uccisi nella loro casa di Ofakim, a circa 20 chilometri a ovest di Be'er Sheva. "Oltre a essere un grande fisico, Sergey era anche un musicista, un narratore e uno storico della famosa scuola di fisica di Kharkiv", racconta il direttore della BGU, Oleg Krichevsky, amico intimo della famiglia. "Quel giorno siamo stati contattati dal nipote di Gredeskul, che vive in Europa, e dalla figlia in Ucraina. Ci ha detto che i suoi nonni non rispondevano al telefono. Così abbiamo iniziato a chiamare anche noi. Dopo diversi tentativi falliti, ho presentato una denuncia di scomparsa alla polizia".

Dopo aver appreso che la coppia era stata uccisa, Krichevsky si è recato a casa loro per raccogliere gli effetti personali, su richiesta della figlia. Dice di aver visto fori di proiettile ovunque.

All'Università Bar-Ilan di Ramat Gan, vicino a Tel Aviv, 34 tra studenti e parenti di membri dello staff sono stati uccisi nelle comunità del sud, o erano tra le almeno 260 persone uccise quando i militanti di Hamas hanno attaccato il festival musicale Supernova vicino al confine con Gaza. Tre parenti di docenti e studenti sono tra le circa 240 persone rapite da Hamas. Tra i morti ci sono anche riservisti dell'esercito che hanno cercato di proteggere le persone dagli assalitori.

Anche il Weizmann Institute of Science di Rehovot, a sud di Tel Aviv, ha perso membri del personale accademico. Tra di loro c’è Marcel Frailich Kaplun del Dipartimento di Insegnamento delle Scienze, uccisa nel Kibbutz Be'eri, dove viveva. Suo marito, Dror Kaplun, è ancora disperso.

Frailich Kaplun era una ricercatrice che si occupava di migliorare l'insegnamento delle scienze, in particolare della chimica. "Marcel era il tipo di persona con cui tutti amano lavorare: intelligente, impegnata, il tipo che dà energia agli altri", ha scritto la sua collega Miri Kesner in un tributo pubblicato dal Weizmann Institute. “Mettava passione nel dimostrare l'importanza della chimica per l'industria e per la nostra vita quotidiana", ha scritto la Kesner.

Arie Zaban, presidente dell'Università Bar-Ilan, spiega che il campus è vuoto, perché l'inizio dell'anno accademico è stato posticipato e molti dottorandi e ricercatori più giovani sono stati richiamati nell'esercito. L'università ha aperto una linea telefonica per il supporto emotivo. Il dipartimento di optometria ha attivato la sua clinica mobile della vista, che sta viaggiando per curare le persone evacuate dai kibbutzim e dalle città del sud come Ofakim e Netivot. "Molte persone, quando sono state evacuate, hanno perso gli occhiali, quindi [gli optometristi] vengono a fare i test oculistici e preparano occhiali speciali per loro", dice Zaban.

Con le tensioni in atto, l'Università di Tel Aviv sostiene anche gli studenti arabo-israeliani, che costituiscono il 15% della popolazione studentesca. "Abbiamo fatto in modo che questi studenti si sentano al sicuro venendo all'Università", ha spiegato il vicepresidente Millet Shamir in una dichiarazione sul sito web dell'università. "Abbiamo adottato una politica di tolleranza zero nei confronti dell'incitamento e dei discorsi di odio nel nostro campus, indipendentemente dal fatto che siano rivolti a ebrei o arabi".

Le università di Gaza sotto tiro

I bombardamenti e le operazioni di terra di Israele contro Hamas a Gaza stanno avendo un pesante effetto sulle università e le infrastrutture scientifiche. Gaza ha 17 istituti di istruzione superiore, di cui 6 sono università tradizionali, secondo l'Ufficio centrale di statistica palestinese, con sede a Ramallah in Cisgiordania. In più, la Al-Quds Open University (AQOU), offre istruzione a distanza. Tutte e sette le università hanno campus in aree che l'esercito israeliano ha ordinato di evacuare.

Secondo i dati del Ministero palestinese dell'Istruzione superiore e della Ricerca scientifica, con sede a Ramallah, gli edifici di cinque delle università tradizionali sono stati moderatamente o gravemente danneggiati, tra cui l'Università Al-Azhar - Gaza, l'Università di Gaza e l'Università islamica di Gaza (IUG), tutte a Gaza City. L'UNOSAT ha confermato in modo indipendente danni agli edifici delle stesse cinque università. Un analista di immagini dell'UNOSAT ha dichiarato a Nature che l'agenzia utilizza il “rilevamento dei cambiamenti visivi", un metodo di confronto delle immagini satellitari raccolte prima e dopo un evento per individuare e valutare gli edifici danneggiati.

Source: Ministry of Scientific Research and Higher Education in Ramallah/UNOSAT.

Nove dei 14 edifici dell'IUG, il più antico istituto universitario del territorio, sono stati distrutti in due ondate di bombardamenti il 9 e l'11 ottobre, tra cui laboratori scientifici, edifici dedicati alle tecnologie della formazione e alla formazione medica. Nessuno dei 17.000 studenti e degli oltre 300 docenti dell'IUG si trovava sul posto al momento della distruzione. Tuttavia, molti sono stati uccisi o feriti in altri bombardamenti, afferma Amani Al Mqadma, responsabile delle relazioni internazionali dell'università.

In un comunicato stampa dell'11 ottobre e in un video di accompagnamento, le Forze di Difesa Israeliane (IDF), l'esercito del Paese, hanno confermato di aver attaccato l'IUG. Secondo la dichiarazione, l'università veniva utilizzata come "campo di addestramento per agenti dell'intelligence [di Hamas], nonché per lo sviluppo e la produzione di armi" e le conferenze venivano utilizzate per "raccogliere fondi per il terrorismo".

Nature ha chiesto all'IDF se fosse in grado di fornire prove del coinvolgimento dell'università in attività illegali. Un portavoce dell'IDF ha risposto via e-mail che "L'IDF è attualmente concentrato sull'eliminazione della [minaccia] dell'organizzazione terroristica Hamas. Richieste come questa saranno esaminate in una fase successiva".

Nove dei 14 edifici della Islamic University of Gaza, la più antica istituzione accademica sul territorio, sono stati distrutti. Credits: Ashraf Amra/APA Images/ZUMA Wire/Alamy, Hassan Eslaih/Islamic University of Gaza.

Nature è riuscita a contattare quattro ricercatori delle università di Gaza. Tre di loro sono rimasti senza casa dall'inizio dei bombardamenti e sono tra gli oltre 1,6 milioni di persone sfollate seguendo le istruzioni dell'IDF di spostarsi verso sud. Tutti hanno detto di sentirsi ormai soli.

Anche la sezione di Gaza di AQOU ha riportato danni nei bombardamenti. Mohammad Abu Jazar, ingegnere ambientale dell'università, dice di aver perso ogni speranza che la comunità internazionale venga in loro aiuto. "Mi scuso se sono drastico, [ma] non credo che esista una comunità scientifica, o una comunità scientifica globale, che possa fare qualcosa".

Hatem Ali Elaydi, ingegnere elettrico dell'IUG, dice di ospitare nella sua casa 74 persone di 7 famiglie. Dice che la priorità quotidiana è cercare cibo, acqua pulita, medicine, prodotti per la pulizia e vestiti per le famiglie che hanno perso le loro case. "Non c'è elettricità, né Internet, né acqua potabile, né carburante" e le famiglie bevono acqua salata dal mare. Racconta che iniziano la giornata controllandosi l’uno con l’altro per vedere chi hanno perso nei bombardamenti della notte precedente.

Bill Williamson, sociologo dell'Università di Durham, nel Regno Unito, ha svolto ricerche per un prossimo studio sull'istruzione superiore palestinese. "Stavo scrivendo di un sistema che, con tutti i suoi difetti, stava ancora funzionando. Ora, per lo meno a Gaza, sta per essere distrutto", afferma.

Timori in CisgiordaniaAlcune parti del governo locale in Cisgiordania, dove vivono quasi tre milioni di palestinesi, sono gestite dall'Autorità nazionale palestinese. Tuttavia, Israele mantiene la responsabilità dei confini e della sicurezza e i suoi cittadini si sono insediati nell'area in numero crescente.Secondo l'OCHA, al 15 novembre, 183 palestinesi sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane in Cisgiordania dal 7 ottobre, portando il bilancio delle vittime per il 2023 a 427. Secondo le Nazioni Unite, tre israeliani sono stati uccisi in attacchi da parte di palestinesi. Il 9 ottobre, il Dipartimento israeliano per le licenze sulle armi da fuoco ha lanciato quella che ha definito "un'operazione di emergenza per consentire al maggior numero possibile di civili di armarsi".

I ricercatori con cui Nature ha parlato affermano che l'aumento della violenza ha bloccato l'insegnamento e la ricerca di persona nei 34 istituti di istruzione superiore della Cisgiordania, tra cui 13 università, aggravando le difficoltà esistenti per il personale e gli studenti.Majdi Owda, data scientis presso l'Università arabo-americana di Ramallah, afferma che gli studenti e il personale accademico rischiano di essere colpiti se si recano nei campus. Ciò è dovuto in parte anche al fatto che i veicoli a motore palestinesi possono essere identificati dalle loro targhe. "Al momento, non possiamo permettere a nessuno di viaggiare in un ambiente simile", afferma.

"La sicurezza viene prima di tutto", aggiunge Raed Debiy, portavoce della An-Najah National University di Nablus, in Cisgiordania. Debiy afferma che l'università sta inviando gli studenti di medicina che hanno completato la loro formazione clinica negli ospedali della Cisgiordania per aiutare i feriti.

Anche gli arresti di accademici e studenti palestinesi sono stati intensificati. Per molti anni, le autorità israeliane hanno usato ordini di detenzione amministrativa - una procedura legale che permette ai militari di arrestare e imprigionare persone considerate un rischio per la sicurezza, senza bisogno di spiegare le accuse contro di loro. Alla fine di giugno di quest'anno, 1.117 palestinesi erano detenuti con questo sistema, secondo l'osservatorio dei diritti umani B'Tselem di Gerusalemme. Dati più recenti non sono ancora disponibili.

Il 1° novembre, l'astrofisico Imad Barghouthi dell'Università Al-Quds di Gerusalemme è stato condannato a sei mesi di carcere dopo che la polizia ha fatto irruzione nella sua casa alle 3 del mattino del 23 ottobre, l'ha ammanettato e portato via, secondo quanto dichiarato dalla figlia Duha.

Mario Martone, fisico teorico del King's College di Londra e membro di Scientists for Palestine, che promuove la ricerca nei territori palestinesi, si batte per il rilascio di Barghouti. Spiega che Barghouthi è un ricercatore influente nel suo campo. "I suoi primi lavori sulla dinamica del plasma nel contesto cosmologico hanno avuto rilevanza internazionale. Non ha alcuna affiliazione politica e non ha mai compiuto azioni violente", afferma Martone.

Nature ha contattato l'IDF per ulteriori dettagli sull'arresto di Barghouthi. Ci ha indirizzato allo Shin Bet, l'agenzia di sicurezza israeliana, e alla polizia. Nessuna delle due ha risposto al momento della pubblicazione di questo articolo.

Speranze di collaborazione

Le università di Israele, Gaza e Cisgiordania collaborano ampiamente con istituzioni estere, ma la cooperazione tra istituzioni israeliane e palestinesi è scarsa.

Per ora, molte collaborazioni internazionali sono congelate. Alcuni ricercatori sperano che si tratti di una situazione temporanea e che la comunità internazionale si impegni a riavviare le collaborazioni, oltre a ricostruire le infrastrutture di istruzione e ricerca di Gaza, una volta che il conflitto in corso avrà trovato una qualche forma di risoluzione. Ma altri sono molto meno fiduciosi.

Hicham El Habti, presidente dell'Università Politecnica Mohammed VI (UM6P) di Salé, in Marocco, è stato tra i primi a contattare Daniel Chamovitz, presidente della BGU, per esprimere tristezza e solidarietà dopo gli attacchi del 7 ottobre. Da due anni le università collaborano su progetti relativi alla sostenibilità e al cambiamento climatico nell'ambito degli Accordi di Abramo del 2020, con i quali Israele e alcuni Paesi arabi limitrofi hanno avviato la normalizzazione delle relazioni. Delegazioni di studenti e docenti hanno fatto la spola tra la BGU e l'UM6P, avviando programmi di ricerca su agricoltura, acqua, energia e ripristino del territorio.

Chamovitz spera che queste collaborazioni continuino e si espandano. Ha raccontato a Nature delle calorose relazioni tra la BGU e l'UM6P, così come con altre università marocchine. "L'UM6P ha persino una sinagoga nel campus per gli studenti ebrei in visita", dice Chamovitz.

La situazione attuale "è davvero triste, davvero traumatica", afferma Arie Zaban, presidente dell'Università Bar-Ilan e presidente dell'Associazione dei direttori delle università in Israele. "Ma allo stesso tempo, so che supereremo tutto questo e renderemo questo posto migliore, in nome delle persone che hanno perso la vita".

Bar-Ilan ha un accordo di cooperazione bilaterale con il Consorzio nazionale marocchino per la transizione energetica, che comprende 20 gruppi di ricerca di università marocchine. Zaban si aspetta che queste collaborazioni continuino. "Questi progetti sono tipicamente a livello personale, è una relazione molto forte e ci vuole molto per romperla", dice.

Allo stesso tempo, la maggior parte degli studenti e dei ricercatori internazionali che lavoravano al Weizmann Institute sono tornati, o stanno tornando, nei loro Paesi d'origine, afferma Eyal Rotenberg, geologo del Weizmann. La collaborazione scientifica internazionale è stata gravemente colpita.

La situazione è simile in Cisgiordania. Debiy, dell'Università An-Najah, afferma che i progetti comuni, comprese le conferenze con i colleghi europei e statunitensi, sono al momento cancellati o rinviati. Gli accademici internazionali non possono più venire in Cisgiordania, dice. "Non è nemmeno più sicuro accedere al ponte tra Giordania e Palestina".

"Avevamo una conferenza internazionale sull'odontoiatria che è stata rinviata. Una conferenza internazionale di ricerca per gli studenti di medicina, che doveva iniziare l'8 ottobre, è stata completamente cancellata", aggiunge.

Esisteva una certa cooperazione informale tra i ricercatori di Israele e dei territori palestinesi. Ma Yaakov Garb, scienziato sociale e ambientale presso la BGU, afferma che i suoi colleghi di Gaza ora "passano la maggior parte delle loro giornate a cercare acqua pulita e beni di prima necessità". Williamson è un amministratore del Durham Palestine Educational Trust, un ente di beneficenza britannico che sostiene gli studenti e i ricercatori palestinesi che studiano all'Università di Durham. Spera che "quando questa guerra finirà, potremo convincere i governi e gli accademici interessati a dedicare energie per aiutare la ricostruzione dell'istruzione superiore palestinese".

"Non è solo un bene per i palestinesi; farlo è essenziale per la sicurezza collettiva del Medio Oriente e, francamente, per un mondo migliore".