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La rivoluzione digitale della sanità ha bisogno di nuovi percorsi normativi

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Sono necessarie normative intelligenti che incoraggino gli investimenti nell'IA per garantire a tutti i vantaggi dell'assistenza sanitaria.Credit: everything possible/ Shutterstock

L'intelligenza artificiale (IA) promette di trasformare la ricerca e i servizi sanitari, e apportare nuove offerte terapeutiche. Fino ad ora la maggior parte degli investimenti nel settore si sono concentrati su grandi aziende farmaceutiche statunitensi. Tuttavia, anche in Europa ci sono diversi esempi di successo, per lo più legati a piani governativi a supporto delle industrie. In Italia, le nuove tecnologie come l'IA sono parte integrante degli investimenti sanitari nell'ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, spiega perché investire nell'innovazione digitale porterà benefici a tutta l'Europa.

I sistemi di intelligenza artificiale si stanno sviluppando rapidamente. Quando ne vedremo i benefici?

Stiamo già vedendo le nuove tecnologie apportare miglioramenti nel settore farmaceutico: la digitalizzazione nella R&S ha ridotto i tempi di scoperta e sviluppo dei farmaci, mentre l'automazione nella produzione ha aumentato l'efficienza e la qualità nella produzione. In entrambi questi settori, l'ulteriore sviluppo tecnologico, compresa l'introduzione dell'intelligenza artificiale, porterà ulteriori miglioramenti. Per quanto riguarda le tecnologie che promuovono la salute, le cosiddette terapie digitali, invece, c’è bisogno di uno scenario leggermente diverso. In questo ambito è necessario intraprendere un percorso normativo e infrastrutturale prima di poter vedere i benefici dell'IA.

Quali sono i potenziali benefici dell'IA?

In un mondo interconnesso, è imperativo per la sanità essere in grado di sostenere la salute dei cittadini a breve distanza. Questo sarà possibile grazie alle app e alle terapie digitali. Per ottenere ciò, però, dovremmo concentrarci sulla massimizzazione della produttività delle nostre risorse. Una volta raggiunto questo obiettivo, le tecnologie che assistono l’intelligenza umana saranno in grado di elaborare i dati dei pazienti per identificare i rischi potenziali e aumentare la capacità dei nostri operatori sanitari, che saranno sempre i principali attori in gioco, di sviluppare piani terapeutici ad-hoc.

Quali conseguenze avranno l'uso delle app per la salute sulla privacy delle persone?

Io sono fermamente convinto che i dati di una singola persona debbano sempre essere protetti. Tuttavia, la potenza dei dati di popolazione è essenziale per conoscere le dinamiche della salute. In Europa esiste una visione rigida della privacy. Questo protegge gli individui quando sono in salute, ma rischia anche di impedire alle nuove tecnologie di migliorare la salute della popolazione quando necessario. Dobbiamo trovare modi adeguati a consentire l'uso secondario dei dati con l’introduzione di misure tecniche come l'anonimizzazione.

Il COVID-19 ha dimostrato che l'innovazione è essenziale. In che modo la regolamentazione nazionale ed europea può sostenere l'innovazione nell'industria farmaceutica?

La pandemia ha insegnato al mondo che gli investimenti in salute e medicina generano benefici che superano di gran lunga i loro costi. Bisogna coinvolgere i responsabili politici sulle necessità reali, soprattutto in un'epoca di forte concorrenza globale per gli investimenti nelle scienze della vita. La politica europea riflette la complessità di 27 Paesi e 27 culture diverse, ma anche la forza del più grande sistema di welfare al mondo. Abbiamo bisogno di una Commissione europea più favorevole allo sviluppo industriale e agli investimenti. I legislatori devono conversare con chi investe e produce. In Europa, l'industria farmaceutica ha il più alto valore aggiunto per persona impiegata. Vogliamo contribuire alla discussione, rispettando i ruoli e alzando l'asticella dell'innovazione. Le normative restrittive ostacolano i nuovi benefici medici. Per essere pronti alla rivoluzione dell'IA, abbiamo bisogno di una legislazione che favorisca gli investimenti in R&S e la commercializzazione delle nuove tecnologie.

Qual è la situazione dell'IA nell'industria farmaceutica italiana?

L'Italia ha tutte le competenze e le risorse necessarie, sia nel settore pubblico che in quello privato, per l'innovazione e lo sviluppo delle tecnologie AI. Ma per avere successo il Paese deve cambiare il proprio atteggiamento nei confronti dell'innovazione. Istituzioni e rappresentanti dell'industria devono collaborare in modo nuovo. Il governo italiano sta mostrando una visione moderna e strategica, e Farmindustria è impegnata a fare la sua parte. Per esempio, abbiamo recentemente prodotto un position paper sul quadro normativo necessario per rendere la medicina digitale una realtà, con accesso gratuito a queste tecnologie per tutti i cittadini. Se l'Italia non garantirà che le tecnologie attuali, già in uso in altri Paesi, siano integrate nel nostro sistema sanitario, perderemo le opportunità offerte dai futuri sviluppi dell'IA.

In Italia esiste un grande divario nelle infrastrutture e l'accesso alla tecnologia fra le varie parti del paese. L'IA potrebbe aumentare le disparità?

Il rischio è reale, ma potremmo usare queste nuove tecnologie per mitigarlo. Viviamo in un Paese con notevoli disuguaglianze a livello locale, e non solo nel settore sanitario. L'innovazione dell'IA non può essere fermata e noi non vogliamo rimanere indietro rispetto al resto del mondo. Quindi il governo deve evitare di aumentare le differenze regionali senza penalizzare il progresso. Il PNRR cercherà di risolvere questi problemi; a partire dalle infrastrutture, dobbiamo colmare le lacune che il Paese ha accumulato negli ultimi decenni. Le industrie farmaceutiche vogliono dare una mano. Da Bolzano a Palermo, il nostro Paese ha bisogno di una visione strategica con regole comuni e senza differenze regionali.

L'IA rappresenta un rischio per l'occupazione nell'industria farmaceutica?

Dovremo sviluppare nuove competenze, ma questo fa parte del normale flusso del progresso. Il numero di posti di lavoro aumenterà complessivamente se gli investimenti nell'IA saranno collegati anche a investimenti nell'istruzione, nell'evoluzione delle competenze e nella riqualificazione dei professionisti. Non c'è bisogno di magie: istruzione, competenze e investimenti sono gli unici ingredienti che funzionano. Li abbiamo in Italia e in Europa: dobbiamo solo mescolarli. Il governo italiano ha dimostrato la volontà di riconoscere il valore dell'industria farmaceutica per il nostro Paese con iniziative concrete, crediamo che un percorso simile sarà possibile anche per l'IA.

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