La pandemia COVID-19 ha rivelato quanto sia essenziale il giornalismo scientifico in tempi di crisi e quanto la scienza sia intrecciata con le nostre vite e con i processi decisionali quotidiani. Credit: nuttapong punna/ iStockphoto/ Getty Images

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In molti Paesi c’è sempre meno spazio nei media per un buon giornalismo scientifico. Un editoriale pubblicato nel 2009 su Nature si chiedeva cosa potessero fare gli scienziati per aiutare. All'epoca, la 6a Conferenza mondiale dei giornalisti scientifici stava per iniziare a Londra, e per alcuni sembrava una sorta di "canto del cigno del giornalismo scientifico". Preoccupazioni erano espresse nell'editoriale pubblicato la stessa settimana su Science, con un suggerimento esplicito: "Il giornalismo e le organizzazioni scientifiche devono esplorare modi migliori per formare giornalisti, scienziati e altri comunicatori in tutto il mondo sulla sostanza e sul processo dello scrivere di scienza". Nel farlo, è fondamentale che le vecchie virtù del buon giornalismo - accuratezza, ricorso a più fonti, attenzione al contesto più che alle controversie e indipendenza editoriale - non vadano perse nell'entusiasmo di comunicare contenuti in modi nuovi".

La pandemia COVID-19 ha mostrato quanto il giornalismo scientifico sia essenziale in tempi di crisi e quanto la scienza sia intrecciata con le nostre vite e con le decisioni che prensiamo ogni giorno.

"Il giornalismo scientifico deve assumere molteplici ruoli, tra cui fornire un contesto, far emergere le competenze dei non scienziati e coinvolgere il pubblico", ha scritto di recente il sociologo Silvio Waisbord, della School of Media and Public Affairs della George Washington University, negli Stati Uniti. "Per raggiungere questi obiettivi occorrono finanziamenti sostenibili, strutture istituzionali adeguate, livelli moderati di autonomia, opportunità di formazione e culture professionali inclini a promuovere la cittadinanza".

Lo European Research Council sta mettendo in campo una prima risposta sotto forma di un grant di 1,5 milioni di euro per istituire un programma per ospitare giornalisti scientifici per alcuni mesi nelle istituzioni di ricerca in cui si portano avanti ricerche di frontiera. Un bando pubblico ha assegnato il finanziamento al consorzio FRONTIERS (Fellowship Residencies Offering science News professionals Tools and training for Independent and Ethical Reporting on Science), di cui fanno parte il Center for Ethics in Science and Journalism (CESJ) di Milano, la società di consulenza israeliana Enspire Science, l'Università Pompeu Fabra di Barcellona e l'Università NOVA di Lisbona.

Il progetto, che durerà dal 2023 al 2027, offrirà circa 40 borse di studio a giornalisti scientifici all'inizio della carriera, a metà carriera e già affermati, per trascorrere 3-5 mesi con i gruppi di ricerca o per lavorare ai loro progetti giornalistici presso istituzioni di loro scelta. Le università e i centri di ricerca che conducono ricerche di frontiera in qualsiasi campo della conoscenza saranno invitati a partecipare al programma, che offrirà opportunità di formazione su come scrivere di scienza in modo indipendente ed eticamente responsabile e promuoverà l'apprendimento reciproco tra giornalisti e ricercatori.

L'ERC ha scelto di sostenere un progetto con una forte componente di ricerca, riconoscendo che spetta alla comunità del giornalismo scientifico stabilire le proprie regole etiche e le migliori pratiche.

Il programma è incentrato sulla scienza di frontiera: l'indagine su questioni nuove e non ancora supportate da prove consolidate. La narrazione della scienza di frontiera oscilla tra l'eccessivo entusiasmo e il rifiuto dell'innovazione. Anche la valutazione dei risultati richiede nuovi strumenti, poiché l'impatto sociale ed economico è più imprevedibile del solito. Tutto ciò richiede un lavoro di collaborazione tra scienziati e giornalisti scientifici, che tuteli e promuova l'indipendenza del giornalismo e il suo ruolo di cane da guardia.

Per salvaguardare pienamente l'indipendenza dei giornalisti scientifici, accrescendo al contempo le possibilità di una proficua collaborazione con i ricercatori (e con le istituzioni scientifiche che li ospiteranno come fellows a pieno titolo), il progetto lavorerà innanzitutto su una serie di linee guida etiche e di buone pratiche. Entrambi i documenti saranno redatti con l'aiuto di un comitato consultivo multidisciplinare, sulla base di interviste semi-strutturate con gli organizzatori e i partecipanti al programma di borse di studio per giornalisti, e saranno soggetti a revisione durante la fase di implementazione. Un'altra componente di ricerca è incentrata sullo sviluppo e sull'applicazione di una serie di misure dell'impatto del progetto sulla comunità professionale e sulla società.

Il consorzio spera di poter dimostrare come il sostegno istituzionale, in termini di sviluppo delle capacità e di opportunità di apprendimento permanente, possa migliorare l'ecosistema in cui molti giornalisti scientifici, che puntano ai più alti standard qualitativi ed etici, si trovano attualmente in difficoltà.