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Un gruppo del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology impegnato in scavi nella cava di Bacho Kiro nel 2021, nell'ambito di una ricerca sulle condizioni climatiche incontrate dai primi esseri umani in Europa. Credit: MPI-EVA/ Tsenka Tsanova.

Un'analisi di dati genomici e ritrovamenti archeologici ha permesso di fare chiarezza su come l'Europa e l'Asia siano state popolate da Homo sapiens provenienti dall'Africa. Gli scienziati hanno trovato prove di varie ondate migratorie in direzioni diverse, durante le quali gli antenati dei moderni asiatici orientali inizialmente popolarono l'Europa occidentale, prima di essere sostituiti da un'altra popolazione.

Gli esseri umani anatomicamente moderni hanno lasciato l'Africa in diverse occasioni, a partire da 215.000 anni fa sino a migrazioni più recenti avvenute tra 70.000 e 60.000 anni fa. L'opinione prevalente è che, circa 45.000-40.000 anni fa, questa ondata in arrivo dall'Africa abbia subito una biforcayione in una regione tra Africa ed Europa, dando origine a quelle che oggi chiamiamo popolazioni europee e popolazioni dell'Asia orientale.

Ma questo quadro si è complicato dopo la recente scoperta a Bacho Kiro, in Bulgaria, dei resti di individui geneticamente più vicini all'antica popolazione dell'Asia orientale che a quella europea, risalenti a 45000 anni fa. Ciò suggerisce che le due popolazioni non si siano chiaramente divise, dirigendosi contemporaneamente verso località separate. In uno studio pubblicato su Genome Biology and Evolution, ricercatori delle università di Padova e Bologna hanno cercato una spiegazione plausibile a queste dinamiche migratorie.

"I genetisti hanno collaborato con gli archeologi in un unico studio congiunto, piuttosto che lavorare in team diversi ognuno sui propri articoli", spiega Luca Pagani dell'Università di Padova. “Un approccio multidisciplinare a eventi bioculturali così complessi è incredibilmente prezioso”. I metodi computazionali e statistici sono spesso utilizzati per ricostruire diversi alberi genealogici che potrebbero adattarsi ai dati genetici disponibili. In questo caso, gli scienziati hanno utilizzato le prove materiali provenienti dalle popolazioni paleolitiche in Europa come criterio aggiuntivo per la selezione tra alberi ugualmente adatti ai dati genetici. "Tra i diversi possibili modelli di ascendenza che potrebbero spiegare i dati genetici, abbiamo scelto quello che si adattava meglio ai dati materiali", spiega il primo autore, Leonardo Vallini dell'Università di Padova.

Secondo le conclusioni, piuttosto che una chiara biforcazione geografica Est/Ovest, ci furono diverse ondate migratorie. Durante la prima, avvenuta circa 45.000 anni fa, popolazioni che sarebbero poi diventate prevalenti nell'Asia orientale colonizzarono l'Europa e incontrarono i Neanderthal con cui si incrociarono prima di prendere la via dell'Oriente. Ciò spiegherebbe la presenza a Bacho Kiro di individui con genomi legati a quello delle moderne popolazioni dell'Asia orientale.

In un'ondata successiva, popolazioni più strettamente legate agli europei moderni colonizzarono l'Europa, incrociandosi con le precedenti popolazioni autoctone che conservavano ancora tracce genetiche dei Neanderthal e dell'ondata “asiatica". Questo potrebbe anche spiegare l'improvvisa comparsa di nuove tecniche di taglio della pietra che non in precedenza diffuse nell'Europa occidentale.

Secondo Marco Peresani, antropologo dell'Università di Ferrara, non coinvolto nello studio, “nonostante le difficoltà nell'attribuzione di campioni genetici alle culture paleolitiche, la conclusione suggerita dallo studio è davvero interessante”. Gli autori sperano che studi futuri con dati paleoclimatologici e campioni di genoma dal subcontinente indiano possano chiarire ulteriormente la sequenza delle onde migratorie in Eurasia.