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Ricercatori al lavoro al Dipartimento Cibio dell'Università di Trento, il 18 Febbraio del 2020. Come nelle precedenti VQR, questa e altre università del nord hannno avuto in media valutazioni più alte di quelle del sud. Credit: Alessio Coser/University Of Trento via Getty Images.

Le università italiane stanno migliorando rispetto alla capacità di attrarre giovani ricercatori di talento, e di mettersi in relazione con la società, secondo l'Agenzia Nazionale di Valutazione delle Università e degli Istituti di Ricerca (ANVUR), che ha annunciato i risultati della sua più recente valutazione periodica.

Ma alcuni scienziati rimangono critici sull’impostazione della Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR), e sostengono che i dati dell'agenzia sono basati su criteri rozzi e facilmente manipolabili. "Questi criteri quantitativi hanno poco a che fare con la scienza e la cultura", secondo Patrizio Dimitri, un genetista dell'Università La Sapienza di Roma.

L'ANVUR è stata istituita nel 2006, con lo scopo di portare più meritocrazia nella ricerca italiana attraverso l’assegnazione di punteggi alle singole istituzioni, che il ministero della ricerca (ora MUR) può utilizzare per allocare parte del suo budget. L'ultima VQR è la terza, e la più grande. Ha coinvolto circa 600 esperti e più di 11.000 revisori esterni, per analizzare più di 180.000 articoli, monografie e capitoli di libri prodotti tra il 2015 e il 2019 da circa 65.000 ricercatori in 134 istituzioni, tra università e istituti di ricerca.

Tra i risultati principali, l'Università di Milano è stata giudicata in media quella che produce la ricerca di più alta qualità, mentre La Sapienza Università di Roma ha registrato il miglior punteggio in fatto di produzione totale di ricerca. Come nelle precedenti edizioni della VQR, le università del nord del paese hanno riportato, nel complesso, risultati significativamente migliori di quelle del sud.

Il presidente dell'ANVUR, Antonio Uricchio, insiste sul fatto che la VQR non serve a generare classifiche, ma semplicemente a fornire dati al ministero della ricerca – dati che, dice, saranno usati per distribuire circa il 30% degli 8 miliardi di euro assegnati alle università ogni anno.

Piuttosto che concentrarsi sulle classifiche, Uricchio sottolinea i progressi che a suo avviso il sistema di ricerca italiano ha fatto nel suo complesso negli ultimi anni. Fa notare che il punteggio medio di qualità è più alto per i ricercatori di recente assunzione che per quelli più affermati. In contrasto con la percezione comune che i ricercatori di talento stiano lasciando l'Italia in massa, vede in questo risultato la prova che le istituzioni stanno riuscendo a reclutare "giovani capaci".

Uricchio sottolinea anche i dati riguardanti la cosiddetta "terza missione" delle università. L'idea è di quantificare l'impatto delle università sulla società e l'economia più in generale, valutando tra l’altro la produzione di brevetti, la creazione di spin-off e l'impegno nella comunicazione. Secondo Uricchio questa analisi, assente dai due precedenti round VQR come meccanismo di distribuzione dei finanziamenti, ha rivelato una "crescente attenzione" a tali attività. L'insegnamento è invece oggetto di una valutazione separata.

Mauro Perretti, esperto di immunofarmacologia alla Queen Mary University di Londra, concorda sull'importanza che l'ANVUR valuti se la ricerca "ha rilevanza e valore per la società". Giudica positivamente anche la presenza di una maggiore enfasi, nell'attuale VQR, sull'uso della revisione tra pari per valutare la ricerca scientifica, piuttosto che criteri bibliometrici come il conteggio delle citazioni - un cambiamento che lui stesso aveva raccomandato come presidente di un panel indipendente istituito nel 2018 per rivedere il lavoro dell'ANVUR. "Penso nel complesso sia una valutazione migliore di quelle precedenti", dice.

Tuttavia, gli autori del sito web Return on Academic Research and School (ROARS) hanno sostenuto nel 2020 che, a dispetto di un decreto ministeriale che stabiliva le linee guida per l'attuale VQR e che cercava di limitare l'uso di criteri bibliometrici, l'ANVUR ha di fatto reintrodotto quei criteri, consentendo ai revisori un ampio margine di scelta tra peer review e bibliometria.

Secondo uno dei redattori di ROARS, Giuseppe De Nicolao dell'Università di Pavia, i fondi che saranno distribuiti direttamente sulla base dei punteggi VQR non avranno un impatto significativo, perché il finanziamento è in gran parte proporzionale alla dimensione delle istituzioni, come avverrebbe senza alcuna classifica. Ciò che davvero può fare la differenza, sostiene, è un'altra linea di finanziamento dedicata specificamente ai "dipartimenti di eccellenza". Uricchio spiega che l'ANVUR invierà a maggio al MUR una lista dei migliori 350 dipartimenti del paese, e che sarà poi compito del ministero distribuire tra loro circa 0,3 miliardi di euro all'anno. De Nicolao descrive il processo come "darwiniano", perché i dipartimenti nelle posizioni basse della classifica inferiore in questo caso non otterranno nulla. Spiega che con i suoi colleghi aveva chiesto dettagli su come questi fondi fossero stati suddivisi per la precedente VQR, ma la richiesta fu rifiutata per motivi di privacy. "È una procedura completamente opaca", dice.