Read in English

Least Horseshoe Bat (Rhinolophus pusillus). Credit: Charoenchai Tothaisong/Stock/Getty Images Plus.

La produzione di cibo poco sostenibile non è solo un problema per l'ambiente, ma rende anche più facile il passaggio di virus e altri agenti patogeni dalle specie animali ospiti all'uomo, secondo uno studio su Nature Food di un gruppo internazionale che coinvolge ricercatori italiani, statunitensi e neozelandesi. Si tratta di uno dei primi studi ad analizzare i fattori ambientali legati alla diffusione del virus SARS-CoV-2.

Lo studio1 ha prima esaminato gli habitat dei pipistrelli “ferro di cavallo” della famiglia Rhinolophidae, gli animali che più spesso sono contagiati da coronavirus legati alle SARS. Nella letteratura scientifica, i ricercatori hanno identificato gli habitat adatti per decine di specie di pipistrelli Rhinolophus, coprendo un'area di circa 28 milioni di chilometri quadrati che va dall'Europa occidentale all'Asia orientale, e comprende una piccola parte dell'Australia e del Nord Africa. Poi hanno scelto a caso 10.000 punti da quest'area e hanno usato varie fonti di dati per analizzare le foreste, la distribuzione dei terreni coltivati, la densità del bestiame e gli insediamenti umani in un raggio di 30 km da ogni punto. Si tratta di tipici fattori che disturbano gli habitat dei pipistrelli e possono creare "hotspot" per il salto di specie. "Rappresentano zone a rischio perché alti livelli di frammentazione delle foreste, allevamento e presenza umana diminuiscono la distanza naturale tra la fauna selvatica e l'uomo, facilitando la trasmissione dei coronavirus", dice Maria Cristina Rulli, docente di ingegneria ambientale al Politecnico di Milano.

Gli hotspot sono stati trovati in particolare in Cina, ma anche in Indonesia, India e Bangladesh. Il team di ricerca ha poi identificato le aree che sono a rischio di diventare hotspot a causa di piccoli cambiamenti in uno solo dei tre fattori di uso del suolo (frammentazione, densità di bestiame e insediamento umano) considerati dallo studio. Questi potenziali nuovi hotspot sono concentrati a sud di Shanghai, in Giappone e nel nord delle Filippine. Queste informazioni potrebbero servire a politiche governative per ridurre il rischio di ricadute. "Per esempio, attuare un piano di riforestazione efficace è molto difficile", dice Rulli. "Le strategie di mitigazione potrebbero invece concentrarsi sulla riduzione del bestiame o della densità umana".

Secondo Alessandra Piccirillo, esperta in epidemiologia e biotecnologia delle zoonosi di origine alimentare all'Università di Padova, che non è stata coinvolta nello studio, "questo è un pezzo importante del grande puzzle che ci porterà acapire il legame diretto di un eventuale passaggio di SARS-CoV-2 daglianimali all’essere umano".