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Credit: Elva Etienne/Alamy Stock Photo.

Chiunque abbia visto le discussioni sui vaccini sui social media sa quanto siano polarizzate le opinioni tra pro-vaxx e anti-vaxx. Ma uno studio italiano, basato su dati provenienti dagli Stati Uniti, suggerisce che i forum di genitori online sono un’opzione migliore rispetto a Facebook e Twitter per studiare e affrontare l'esitazione vaccinale, perché il dibattito è meno veemente e gli utenti più propensi a fidarsi l'uno dell'altro.

Lo studio, pubblicato su PLoS Computational Biology1 da ricercatori della Fondazione ISI di Torino, ha esaminato le conversazioni in tema di vaccinazioni pediatriche su BabyCenter US, un popolare forum per genitori. I ricercatori hanno analizzato quasi 1,2 milioni di post e commenti contenenti la parola "vaccino", scritti da quasi 200.000 utenti tra il 2008 e il 2019.

Come primo passo, hanno progettato una pipeline di Natural Language Processing, un algoritmo che analizza gli schemi sintattici intorno a parole chiave per dedurre il significato delle frasi, e l'hanno usato per identificare gli utenti che aderiscono al calendario di vaccinazione raccomandato e quelli che non lo fanno. Per fare questo, hanno filtrato i commenti relativi al comportamento di vaccinazione cercando schemi specifici intorno alla parola ‘schedule' (calendario vaccinale) e li hanno assegnati alla categoria 'raccomandato' o 'alternativo'. Tra i quasi 17.000 utenti che hanno scritto sul loro comportamento, il 60% ha seguito un calendario alternativo. "Per valutare la precisione del sistema, abbiamo etichettato manualmente 300 commenti scelti a caso tra quelli filtrati", spiega Lorenzo Betti, primo autore dello studio. "Abbiamo scoperto che il 90% dei commenti erano effettivamente legati al calendario. L'accordo tra le etichette assegnate manualmente e quelle generate dall'algoritmo è stato dell'86% per i commenti nella categoria 'raccomandata' e del 96% per quelli in quella 'alternativa'" aggiunge.

Gli autori hanno anche studiato l'associazione tra il comportamento di vaccinazione e le esperienze di eventi avversi. I genitori che esitano a far vaccinare i propri figli hanno due volte più probabilità di riferire esperienze negative rispetto a quelli che seguono il programma raccomandato, tre volte più probabilità di riferire esperienze di seconda mano, e da due a tre volte più probabilità di riferire sintomi gravi, come convulsioni e regressione dello sviluppo.

Un'analisi delle reti delle di interazioni tra i due gruppi di genitori ha mostrato che non c'è un effetto di echo chamber. "Le conversazioni che abbiamo analizzato sono meno politiche che sui social media, Twitter in particolare", dice Yelena Mejova, uno degli autori. "Gli utenti qui si ascoltano a vicenda, condividono esperienze e chiedono consigli. Il messaggio principale è che per incoraggiare le vaccinazioni, i genitori dovrebbero avere la possibilità di parlare dei loro dubbi e preoccupazioni," aggiunge.

Lo studio ha anche scoperto che i siti web di istituzioni come il CDC, l'NCBI e la FDA sono tra le fonti più frequentemente condivise, sia dai genitori esitanti che da quelli che aderiscono alle vaccinazione. Secondo la co-autrice, Daniela Paolotti, questo dimostra che una comunicazione più chiara dei risultati scientifici sui siti web istituzionali potrebbe essere efficace.

I dati di un'indagine statunitense hanno mostrato che nel 2014 solo il 63% dei bambini tra i 19 e i 35 mesi ha seguito il programma di vaccinazione raccomandato dalle autorità sanitarie. In Italia circa il 15% dei genitori esita a vaccinare i propri figli. Nel 2019, a seguito di una diminuzione della copertura del vaccino contro morbillo-parotite-rosolia e di un aumento del 30% dei casi di morbillo nel mondo, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l'esitazione vaccinale una delle 10 maggiori minacce alla salute globale.

"La piattaforma BabyCenter è un’eccellente scelta per comprendere le motivazioni dei genitori che esitano di fronte ai vaccini", dice Munmun De Choudhury, una scienziata sociale computazionale al Georgia Institute of Technology, non coinvolta nello studio. Queste informazioni, aggiunge, possono essere utilizzate dai pediatri "per correggere idee sbagliate sugli effetti collaterali e condividere informazioni valide che possono ristabilire la fiducia nei vaccini".