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La Torre dei Modenesi di Finale Emilia come appariva dopo il terremoto dell’Emilia del 20 Maggio 2012, che uccise 7 persone e danneggiò molti edifici storici. Credit: Roberto Serra/Iguana Press/Getty Images News.

C’è un nuovo ostacolo lungo il tortuoso percorso della nuova mappa di pericolosità sismica italiana. Nature Italy può confermare che l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha completato la valutazione interna della mappa, con esito negativo. La nuova mappa è stata cioè bocciata dall’istituto cui appartengono gli scienziati che alla mappa hanno lavorato per oltre sette anni. L'INGV era stato incaricato nel 2015 dalla Protezione Civile di sviluppare una nuova mappa che aggiornasse quella del 2004, su cui si basano i requisiti antisismici degli edifici italiani. La procedura di valutazione in questione è obbligatoria per tutti i prodotti INGV che hanno un impatto normativo.

"La decisione è basata sul parere di 13 reviewer internazionali, cinque selezionati dal consiglio scientifico dell'INGV e gli altri da me", spiega il presidente dell'INGV, Carlo Doglioni. “Abbiamo chiesto loro se il modello fosse scientificamente valido e adatto a informare il codice edilizio, e la loro valutazione complessiva è stata negativa", aggiunge Doglioni. La decisione è arrivata a dicembre, ma finora non era stata resa pubblica.In linea di principio, la Protezione Civile potrebbe comunque decidere di utilizzare la mappa. Il suo organo scientifico consultivo, la Commissione Grandi Rischi, l'aveva approvata nel febbraio 2022, dopo aver richiesto modifiche sostanziali alla versione iniziale preparata nel 2019. Ma la Protezione Civile spiega che continuerà a lavorare con l'INGV per arrivare a una mappa approvata da entrambe le parti. "Il dialogo con l'Istituto e con tutta la comunità scientifica è in corso", ha scritto l'ufficio stampa della Protezione Civile a Nature Italy. "Puntiamo ad approvare un modello con il più ampio supporto scientifico".

Doglioni non è sorpreso dall'esito della procedura di valutazione. "Ci sono molti scienziati che criticano l'approccio adottato dai coordinatori della mappa, il cosiddetto Probabilistic Seismic Hazard Assessment, perché si basa principalmente su dati storici e trascura le informazioni geologiche, geodetiche e reologiche".

I due coordinatori della mappa, Carlo Meletti, ricercatore dell'INGV, e Warner Marzocchi, professore dell'Università di Napoli Federico II, ribattono che il loro lavoro ha considerato diversi approcci. "Quando abbiamo iniziato il lavoro sulla nuova mappa nel 2015, abbiamo rivolto una richiesta alla comunità sismologica italiana per raccogliere il maggior numero possibile di modelli", racconta Meletti. "Nessun approccio è stato scartato per motivi ideologici, e abbiamo incluso anche modelli basati soprattutto su informazioni geologiche anziché su dati storici. Alla fine abbiamo ricevuto 25 proposte da 150 ricercatori".

I due autori ritengono inoltre che il quadro dipinto dai revisori sia più sfumato, per lo meno per quanto riguarda quelli scelti dal consiglio scientifico. Oltre alla versione finale della mappa, consegnata alla Protezione Civile alla fine del 2021 e denominata MPS19.s, i referee hanno valutato anche la versione iniziale, denominata MPS19, consegnata nel 20191. La MPS19.s è stata sviluppata per accogliere alcune richieste della Commissione Grandi Rischi, in particolare la richiesta di rivalutare i livelli di pericolosità nelle regioni del Sud Italia dando un peso diverso ai dati storici.

"Solo un referee ha criticato l'approccio probabilistico, mentre gli altri quattro hanno scritto che il modello originale, MPS19, era scientificamente valido e sufficientemente validato dai dati disponibili". Dice Meletti. "Tuttavia, due di loro erano dubbiosi sulle modifiche introdotte in MPS19.s".

Nella lettera indirizzata al consiglio direttivo per informarlo dell'esito della valutazione, il consiglio scientifico dell'INGV ha spiegato che, anche se i revisori hanno sottolineato che MPS19.s ha dei limiti, hanno giudicato all’avanguardia il modello originale su cui si basa, MPS19.

Confronto fra la mappa di pericolosità sismica attualmente in vigore (MPS04) e quella in discussione (MPS19s). Il pannello di sinistra mostra differenze assolute in termini di accelerazione di picco (la massima accelerazione attesa in una data area), quello di destra mostra differenze percentuali. Le aree rosse sono quelle per cui l'accelerazione di picco risulta aumentata nel passaggio dalla vecchia alla nuova mappa, quelle blu indicano una diminuzione. La mappa considera le accelerazioni che hanno una probabilità del 10% di essere superate nell'arco di 50 anni. Mappa creata dal Centro di Pericolosità Sismica dell'INGV per la Protezione Civile, e fornita a Nature Italy dal CPS.

Doglioni spiega che sta lavorando, insieme a un gruppo di ricercatori dell'INGV e senza alcun finanziamento esterno, a una nuova mappa basata su un approccio diverso da quello utilizzato finora. "Speriamo di avere un prototipo per l'Italia centrale pronto entro la fine dell'anno", dice.

Intanto l’Italia è ancora in attesa di un aggiornamento dei livelli di pericolosità sismica, e quindi delle norme edilizie. La nuova mappa, ad esempio, aumenterebbe i livelli di pericolosità nella Pianura Padana, un'area altamente popolata colpita da un forte terremoto nel 2012. "Anche le zone del Piemonte, del Friuli, della Campania, dell'Umbria e dell'Alto Adige vedrebbero aumentare la loro pericolosità sismica con la nuova mappa", afferma Meletti.