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Piero Angela. Credit: Pietro D'aprano/Getty Images

Per generazioni di italiani Piero Angela, giornalista, scomparso sabato a Roma, è stato la voce e il volto della scienza. Con Quark, il programma che ha inventato nel 1981 e che ha continuato a reinventare per 40 anni, ha assicurato quasi da solo che la scienza restasse un punto fermo della programmazione della RAI, l'emittente pubblica italiana. Ha scritto quasi 40 libri, prodotto decine di documentari e spettacoli multimediali, è diventato un modello per i giornalisti e i comunicatori scientifici del Paese.

Dopo l'annuncio della sua morte da parte del figlio Alberto, anch'egli autore e conduttore televisivo, sono iniziati i tributi di politici, scienziati, dirigenti della ricerca. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha definito "intellettuale raffinato, giornalista e scrittore che ha avvicinato fasce sempre più ampie di pubblico al mondo della cultura e della scienza, promuovendone la diffusione in modo autorevole e coinvolgente." Maria Chiara Carrozza, presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha scritto che " ha comunicato agli italiani l'importanza dell'alfabetizzazione scientifica per una compiuta, consapevole, moderna democrazia, da decenni prima che la pandemia, la crisi climatica e la transizione digitale ce lo rendessero evidente". Giorgio Parisi, fisico e vincitore del premio Nobel 2021, ha detto: "La scienza italiana gli deve moltissimo. Con il suo impegno indefesso, in questi settanta anni Piero Angela è riuscito a sfruttare le sue doti di empatia e di comunicatore intelligente per suscitare un interesse entusiastico in tantissimi italiani e in particolare nei giovani, molti dei quali sono diventati scienziati di livello eccezionale".

La scienza non è stata la prima passione di Angela, né l’unica. Nacque a Torino nel 1928, figlio di Carlo, medico, politico e oppositore del regime fascista, e di Maria Luigia Maglia. Fin da piccolo si interessò alla musica, diventando un abile pianista e suonando con gruppi jazz a Torino durante gli anni giovanili. Anni dopo, non perdeva mai l'occasione di suonare il pianoforte durante le trasmissioni televisive e, in recenti interviste, aveva dichiarato che stava finalmente realizzando il suo desiderio di registrare un album jazz.

Studiò ingegneria al Politecnico di Torino, senza laurearsi, perché, come molti giornalisti italiani della sua generazione, fu assorbito dalla professione prima di completare gli studi. Si rifarà in seguito con una dozzina di lauree honoris causa da parte di università italiane.Iniziò con la radio nei primi anni Cinquanta, quando era ancora l'unico mezzo usatao dalla RAI. Quando la televisione arrivò in Italia nel 1954, diventò uno dei primi corrispondenti esteri del Telegiornale, il notiziario della RAI, prima da Parigi e poi da Bruxelles. Tornato in Italia, si occupò di politica, società e sport, conducendo la prima edizione di Telegiornale all'ora di pranzo nel 1968 e la prima edizione del TG2 nel 1974, dopo che il lancio del secondo canale RAI.

Influenzato dal lavoro del regista e produttore Roberto Rossellini, iniziò presto a scrivere e produrre documentari. Un breve documentario sulla missione Apollo della NASA, nel 1968, fu la sua prima avventura nella scienza. Ben presto si rese conto di avere per essa un talento speciale, e per tutti gli anni Settanta realizzò altri programmi RAI su argomenti scientifici, a partire dalle 10 puntate di Destinazione Uomo nel 1971, seguite da altre serie sullo sviluppo dei bambini, la ricerca della vita nell'universo, le nuove tecnologie o lo sguardo scettico alla parapsicologia.

Nel 1981 lanciò Quark, un programma notturno in cui lui e i suoi collaboratori avrebbero utilizzato tutti gli strumenti televisivi - animazioni, interviste, documentari, dimostrazioni di esperti in studio - per rendere accessibili al grande pubblico le scoperte scientifiche e gli sviluppi tecnologici. All'epoca i quark, i mattoni fondamentali di cui sono fatti protoni e neutroni, erano ancora un'aggiunta relativamente recente al vocabolario dei fisici delle particelle e la parola era sconosciuta alla maggior parte degli italiani. Come spiegò Angela durante la prima puntata, il nome della serie lasciava intendere l'intenzione dei suoi autori di andare "dentro" le cose e spiegarne il funzionamento interno. Non c'era argomento scientifico che considerassero off limits o troppo difficile per la televisione. Ma tutti gli argomenti erano affrontati dal punto di vista dello spettatore piuttosto che con da dello scienziato, ponendo - e rispondendo - alle stesse domande che farebbe qualsiasi profano.

Quark fece anche conoscere al pubblico italiano i classici documentari della BBC Life on Earth e The Living Planet di David Attenborough, che ebbe un'influenza decisiva sullo stile di conduzione e documentaristico di Angela.

Il programma riscosse presto un grande successo e si trasformò in un marchio, con spin-off su temi dall'economia all'Unione Europea, e adattamenti ad altre fasce orarie o alla programmazione estiva. La sua sigla iniziale, un arrangiamento vocale della Suite n. 3 in Re maggiore di J.S. Bach, che accompagna un paesaggio virtuale in 3-D creato da una pionieristica grafica computerizzata, rimane uno dei brani televisivi più immediatamente riconoscibili per gli italiani di qualsiasi età. Nel 1995 lo show si trasformò in SuperQuark, una versione più lunga, in prima serata, che ha continuato ad andare in onda fino a quest'anno.

Angela fu anche co-fondatore dell'associazione CICAP per la promozione del pensiero critico sulle pseudoscienze. L’eleganza e il garbo dei modi non gli impedì mai di battersi strenuamente per il metodo scientifico, sia in TV che in tribunale, dove vinse cause intentate contro di lui dai sostenitori dell'omeopatia, che aveva ripetutamente denunciato come non scientifica.

Era senza pari quando si trattava di rendere la scienza accessibile, e di suscitare passione per essa. Era meno interessato a esercitare quello sguardo critico sul lavoro e le motivazioni degli scienziati che molti giovani giornalisti scientifici considerano oggi una parte essenziale del lavoro. Ma era anche consapevole dei tempi che cambiano e della necessità di adattare la comunicazione scientifica ad essi. Di recente aveva lanciato una versione di SuperQuark adattata al pubblico dello streaming, condotta da un gruppo di giovani conduttori giovani ai quali sperava di passare il testimone.In un ultimo messaggio di addio ai suoi telespettatori, condiviso dopo la sua morte, ha scritto: "Penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese". Sicuramente ha fatto la sua parte, e molto di più, lavorando fino agli ultimi giorni. La RAI, la sua casa per 70 anni, dovrebbe ora fare la sua parte, e assicurarsi che la scienza non scompaia dai palinsesti con lui.