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Una frana sopra al lago Chambon e al tunnel Chambon, presso il passo Lautaret a Mont-de-Lans, vicino Les Deux Alpes, Francia orientale, il 5 luglio, 2015. Credit: Philippe Desmazes/AFP via Getty Images.

Le frane mettono a rischio vite umane e causano danni importanti agli insediamenti, ma non è ancora chiaro come saranno influenzate dal cambiamento climatico. Per scoprirlo, uno studio ha simulato come un evento estremo del passato potrebbe avvenire in modo diverso in un clima più caldo. I risultati suggeriscono che, senza sforzi per ridurre le emissioni di gas serra, le aree colpite dalle frane potrebbero aumentare del 45%. Ma anche che avere foreste più resistenti al clima potrebbe contribuire a ridurre il rischio - soprattutto se questo fosse abbinato a una riduzione delle emissioni1.

Nel giugno 2009, tre giorni di forti piogge e temporali in Austria provocarono più di 3.000 frane nel distretto di Feldbach, nelle Alpi sudorientali. Venne dichiarato lo stato di emergenza e molte case furono evacuate.

"Che impatto avrebbe un evento del genere in un clima più caldo?", si chiede Giuseppe Zappa, ricercatore dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima, Consiglio Nazionale delle Ricerche, uno degli autori dello studio. "Le frane dipendono da fattori locali e geografici come il terreno e la vegetazione, ma sono innescate da eventi meteorologici, e molti di questi fattori sono influenzati dal cambiamento climatico," spiega.

Per rispondere alla domanda, il team ha integrato i dati sulle frane del 2009 con modelli del clima globale e modelli locali ad alta risoluzione, e ha adottato un cosiddetto approccio storyline. Prima ha simulato l'evento del 2009 così come è avvenuto, e poi ha ripetuto la simulazione usando diverse storyline, cioè variando le condizioni. L'utilizzo di eventi passati per caratterizzare gli scenari futuri è stato indicato dall'Intergovernmental Panel on Climate Change come una strategia efficace per comunicare i rischi posti dal cambiamento climatico, poiché fa riferimento a situazioni che le persone possono ancora ricordare chiaramente.

Se un evento simile a quello del 2009 dovesse verificarsi in un clima più caldo di 4°C - il peggiore scenario possibile - l'area colpita dalle frane potrebbe essere fino al 45% più ampia di quella odierna. "Abbiamo scoperto che, in questo scenario, gli eventi che scatenano intense precipitazioni estive in Austria potrebbero effettivamente accadere meno frequentemente", continua Zappa. "Tuttavia, l'aumento dell'intensità supererebbe di gran lunga questa riduzione".

Per tutte le storyline, la chiave per limitare le frane in futuro è mantenere le emissioni di carbonio entro i limiti dell'accordo di Parigi. Ciò causerebbe un aumento dell'area colpita inferiore al 10%, ma questi effetti potrebbero essere compensati migliorando l’apparato radicale delle foreste locali - sostituendo gli abeti rossi con specie a foglia larga - e aumentando la copertura forestale. Questi cambiamenti nella gestione del territorio avevano un impatto positivo in tutte le storyline.

C'è ancora incertezza su come il riscaldamento globale influenzerà l'umidità del suolo. Lo studio sottolinea che le temperature più alte possono far evaporare più rapidamente l'acqua nel suolo, riducendo il rischio di frane. Secondo Luca Ciabatta, idrologo presso l'Istituto di Ricerca di Protezione Geo-Idrologica di Perugia, "questo studio è innovativo perché considera l'impatto dell'umidità del suolo sulle frane, un fattore spesso trascurato".

Un'altra incognita è come il cambiamento climatico influenzerà le precipitazioni e il suolo in aree specifiche. "Quando si considerano i rischi causati dal cambiamento climatico, rimane sempre una certa dose di incertezza", dice Zappa. "Ma è fondamentale valutare quale sia lo scenario peggiore, per informare le valutazioni del rischio e pianificare le strategie di adattamento".