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Massimiano Bucchi. Credit: Raffaela Bicego.

Dati recenti dall’Italia, in linea con quelli di diversi altri Paesi, rivelano che una percentuale significativa di cittadini non intende vaccinarsi contro il Covid-19 (il 21%) o preferirebbe non essere tra i primi a ricevere il vaccino (38%)1 2. Secondo numerose indicazioni, questo atteggiamento non deriva da uno scetticismo generalizzato verso la vaccinazione (che secondo alcuni studi empirici riguarda il 4% degli italiani3), né da una sfiducia generalizzata nella scienza e negli scienziati, verso i quali in Italia la fiducia è stata costantemente alta negli ultimi anni.

Piuttosto, l’atteggiamento verso i vaccini contro il Covid-19 va letto nell’ambito di percezioni più ampie della gestione dell’attuale crisi, e di come tali percezioni sono mutate dalla prima alla seconda ondata della pandemia.

Sulla base degli studi condotti dal nostro gruppo (si veda la nota metodologica), la valutazione dei cittadini italiani su come le istituzioni locali, nazionali e internazionali (inclusa l’OMS) stanno gestendo l’attuale crisi era ampiamente positiva a marzo e ad aprile 2020. Dati più recenti indicano, tuttavia, un peggioramento significativo di quella valutazione; e tra aprile e ottobre 2020 è anche diminuita del 23% la percentuale di cittadini che giudica positivamente il ruolo degli esperti scientifici nazionali, cui oggi un quarto dei cittadini dà un giudizio negativo (figura 1).

Figura 1. Risposte alla domanda: rispetto alla pandemia, come giudica l'operato dei seguenti soggetti? (%). Fonte: Osservatorio Scienza Tecnologia e Società, Observa Science in Society.

I nostri dati indicano, inoltre, che la sovraesposizione mediatica degli esperti scientifici nazionali è percepita sempre più come una fonte di confusione, lamentata a ottobre dal 62% dei cittadini, rispetto al 48% di aprile; oggi meno di un quinto dei cittadini italiani considera la comunicazione degli esperti chiara ed efficace, e un decimo preferirebbe che essi consigliassero i decisori politici in via riservata, e non pubblicamente (figura 2).

Figura 2. Risposte alla domanda: pensi agli esperti italiani che sono intervenuti pubblicamente sulla pandemia. Con quali affermazioni si sente più d'accordo? (%). Fonte: Osservatorio Scienza Tecnologia e Società, Observa Science in Society.

Quali sono i fattori principali di questo mutamento, e quale lezione possiamo trarne in vista delle prossime fasi della crisi?

Nei mesi scorsi è emersa con forza – in molti paesi, e in Italia in particolare – l’importanza della fiducia reciproca tra i cittadini e le istituzioni. In numerose occasioni decisori politici ed esperti hanno descritto l’opinione pubblica come ostile, scettica e ignorante. Il comportamento ‘irresponsabile’ dei cittadini è stato spesso additato come fattore decisivo della seconda ondata. Tale rappresentazione alimenta una visione paternalistica e, in definitiva, autoritaria della comunicazione scientifica e della scienza nella società. Come rivela in modo chiaro la letteratura riferita ai due scorsi decenni, questa visione rispecchia sostanzialmente dei pregiudizi infondati4.

È invece decisivo creare un rapporto di fiducia reciproca tra le istituzioni, gli esperti e i cittadini. Ciò richiede una comunicazione aperta e chiara da parte delle istituzioni, capace di alimentare e di rinforzare il comportamento responsabile dei cittadini, invece di accentuare la sfiducia e il paternalismo5. Questi principi sono stati affermati, tra gli altri, dal Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Sono anche necessari investimenti educativi a lungo termine, che aiutino i cittadini a orientarsi tra le informazioni e a individuare le fonti attendibili.

Quanto alla riluttanza a vaccinarsi contro il Covid-19, non andrebbe liquidata come l’espressione di un’irrazionalità diffusa; andrebbe invece presa seriamente in considerazione, affrontando i timori e rispondendo, per esempio, alla preoccupazione che la rapida disponibilità dei vaccini possa aver implicato scorciatoie politiche o addirittura indotto a sottovalutare i rischi potenziali.Purtroppo i piani di comunicazione messi finora a disposizione dal governo italiano insieme alla campagna di vaccinazione non sono molto articolati e nemmeno dettagliati.

L’esposizione mediatica senza precedenti degli esperti ha colto impreparate molte istituzioni. In molti casi la comunicazione degli esperti scientifici (e talvolta persino degli istituti di ricerca) è stata guidata perlopiù dalla reputazione e dalle qualità personali, e ha tenuto in scarso conto l’ampia letteratura disponibile su questo tema e i dati sulla percezione pubblica6.

Saranno necessari maggiori investimenti e sforzi per sviluppare competenze di comunicazione della scienza all’interno delle istituzioni, condividendo dati e procedure a livello internazionale, sviluppando piattaforme di collaborazione e studi comparati su come la comunicazione della scienza (e soprattutto la qualità della comunicazione della scienza) sia in relazione con la fiducia reciproca tra cittadini e istituzioni.